A soli 30 anni rimase ucciso in un combattimento sul monte Podgora, a ovest di Gorizia
Nacque da Pio Serra e Rachele Favini. La sua famiglia era benestante e di tradizione risorgimentale: suo nonno, Giuseppe Favini, fu patriota nelle Cinque giornate di Milano. Si formò presso il Regio Liceo Ginnasio Vincenzo Monti di Cesena, dove concluse gli studi a sedici anni, senza sostenere l’esame di maturità per via degli altissimi voti.
Nel 1900 si iscrisse all’Università di Bologna, si laureò in Lettere nel 1904 con una tesi sullo “Stile dei Trionfi del Petrarca” discussa con Carducci. Fu anche allievo dell’Istituto di Studi Pratici e di Perfezionamento di Firenze.
Nel 1906 fece ritorno a Cesena, dove svolse poi il servizio militare di leva, prestando servizio come sottotenente nel 69º Reggimento Fanteria della Brigata “Ancona”, per essere poi congedato lo stesso anno. Lasciò Cesena e si trasferì per un breve periodo. Dopo i primi articoli sulla rivista La Romagna, si inserì ben presto nell’ambiente fiorentino de La Voce, dove pubblicò diversi articoli e saggi.
Nel 1909 pubblicò l’articolo Per un catalogo, dichiarando la sua discendenza da Carducci. Il 24 settembre dello stesso anno ottenne l’incarico di direttore della Biblioteca Malatestiana di Cesena.
Tradizionalista e nazionalista, Renato Serra rimase sempre legato al modello carducciano, fino a un evento radicale che sconvolse lui e tutta l’Europa: la Guerra mondiale, nella quale chiese di partire come volontario.
In piena guerra, scrisse uno dei capolavori della letteratura italiana del Novecento, l’Esame di coscienza di un letterato, pubblicato sulla Voce diretta da De Robertis. Richiamato alle armi il 1º aprile, giunse al fronte il 5 luglio, ancora sofferente per i postumi di un grave incidente automobilistico occorsogli il 16 maggio. Inquadrato, col grado di tenente, nell’11º Reggimento Fanteria della Brigata “Casale”, combatté col proprio reparto nel settore del Podgora, presso Gorizia, partecipando alla Seconda e alla Terza battaglia dell’Isonzo. Nel corso di quest’ultima, il 20 luglio 1915, rimase ucciso in combattimento sul monte Podgora, a soli trent’anni.