"La bella dormiente", Orazio Toschi, 1912 ca, china su carta, conservata a Lugo, Biblioteca Trisi (Portale PatER)

Il lughese Orazio Toschi trovò nelle sue opere dai paesaggi evanescenti e dall’aura surreale una risposta al desiderio di cambiamento che si respirava nella Romagna di inizio Novecento. 

Nato a Lugo nel 1887, frequentò il ginnasio e la Scuola di Disegno e Plastica a Faenza e successivamente l’Accademia di Belle Arti di Ravenna

Fu proprio Faenza, cittadina della provincia ravennate che all’epoca cercava di trovare (e anche di ritrovarsi, viste le grandi stagioni culturali del suo passato) un posto nella fervente temperie di rinnovamento artistico europeo ed internazionale, a segnare la sua esperienza formativa. Negli anni di permanenza a Faenza entrò infatti in contatto con il cosiddetto “Cenacolo baccariniano”, un gruppo di artisti romagnoli riunitisi attorno alla figura carismatica e innovatrice di Domenico Baccarini (Faenza, 1882 – 1907).

In questo modo, ebbe occasione di conoscere alcune delle più recenti tendenze artistiche internazionali: simbolismo, divisionismo, secessioni… Inoltre, come altri intellettuali dell’epoca, Toschi era un appassionato conoscitore di musica, disciplina con la quale era inizialmente entrato in contatto grazie al fratello musicista e che aveva potuto approfondire coltivando l’amicizia con il compositore, anch’egli lughese, Francesco Balilla Pratella. 

Le due arti, per Toschi, diventano una valida ‘via di fuga’ per l’animo. Una fuga che lo portò a percorrere, per un breve periodo, anche l’avventura futurista, rivelatasi però ben presto troppo arrembante per la sua sensibilità. Ritornò così a rappresentare soggetti, per così dire, crepuscolari: non è certo un caso, dunque, se molte delle sue opere richiamano, anche già nel titolo, atmosfere medievaleggianti, oniriche, addirittura fiabesche… Così troviamo La bella dormiente (presentata in copertina), ma anche La principessa malinconica, Il gelsomino notturno (dai toni pascoliani) e San Giorgio e il drago, opera in cui alla dimensione mistico-religiosa si affianca un paesaggio indistinto ed etereo.