Il poeta romagnolo era un vero buongustaio
Giovanni Pascoli è sicuramente il poeta romagnolo più importante e famoso d’Italia. Forse non tutti sanno, però, che fra l’insegnamento a Bologna e le poesie diventate ormai un classico della tradizione poetica del nostro Paese, Pascoli era anche un buongustaio.
Il poeta di San Mauro adorava passare il tempo attorno al focolare, soprattutto alla sera – come da tradizione. Vivendo con le sorelle, era un po’ quel nido familiare che tanto amava.
Pascoli legava questi momenti al cibo, alla campagna. Per lui, la Romagna era l’infanzia, l’orto, il buon mangiare.
Pascoli, addirittura, parlava di cibo nelle sue stesse poesie. Si sa che prediligeva le tagliatelle al ragù, le erbe di campagna, la carne lessata e – ovviamente – la piadina. A quest’ultima dedicò proprio alcuni versi, La piada, appunto, che rese famosa in tutta Italia questo cibo.
In questo componimento descrive addirittura la ricetta:
Maria, nel fiore infondi l’acqua e poni
Il sale; dono di te, Dio; ma pensa!
L’uomo mi vende ciò che tu ci doni.
[…]
Ma tu, Maria, con le tue mani blande
Domi la pasta e poi l’allarghi e spiani;
ed ecco è liscia come un foglio, e grande
come la luna; e sulle aperte mani
tu me l’arrechi, e me l’adagi molle
sul testo caldo, e quindi t’allontani.
Io, la giro, e l’attizzo con le molle
Il fuoco sotto, fin che stride invasa
Dal color mite, e si rigonfia in bolle:
e l’odore del pane empie la casa.
Ai temi domestici come la preparazione del mangiare si affianco metafore (come quella della luna). Maria, invece, è la sorella.