
Forse perché fu costretto, con la famiglia, ad emigrare in Argentina, a Buenos Aires, quando era ancora giovane, il forlivese Giovanni Marchini scelse di ritrarre nei suoi quadri la semplice vita di campagna e il mondo degli umili.
A differenza di quanto rappresentato, ad esempio, da Francesco Nonni, le opere di Marchini hanno un gusto quasi verista. Infatti la vita di campagna, della natura, degli animali e degli umani, viene rappresentata senza quella patina mitizzante e idillica delle xilografie del Nonni, ma si nota apertamente già dai titoli che l’obiettivo di Marchini è comunicare altresì la fatica, la sofferenza, le difficoltà che si incontrano nella lotta quotidiana per guadagnarsi da vivere.
È così che ritroviamo opere come Egloga (La morte del pastore), Genitori che portano la bara del figlioletto morto al cimitero (il tema della morte e della malattia è presente anche in altre rappresentazioni, come La malaria o Ricoverati in corsia) o Paesaggio di montagna con cavallo morente (il riferimento spesso presente alla montagna è dovuto al fatto che Marchini amava risiedere sull’Appennino tosco-romagnolo).
La figura del cavallo, in particolare, forse perché si tratta di un animale che rappresenta alla perfezione quell’auspicata alleanza simbiotica tra uomo e natura, è molto cara a Marchini: egli infatti realizzò anche il dipinto Il cavallo narratore (un cui studio preparatorio è presentato in copertina), ispirato all’omonimo racconto di un pilastro della letteratura russa e mondiale come Lev Tolstoj, suo contemporaneo, che manifestò apertamente la sua approvazione, facendo all’artista i suoi complimenti.
Da quel momento, aumentò la notorietà internazionale di Marchini, che nel 1920 fu il fondatore della felice esperienza del Cenacolo Artistico Forlivese, che negli anni a venire avrebbe raccolto le diverse sensibilità artistiche della città.
In definitiva, “radicalmente e fedelmente ancorato a una concezione della pittura come strumento di verità e di umanistica partecipazione alla vita, Marchini si è sempre tenuto lontano da movimenti e tendenze” (cit. da Arte dal vero. Aspetti della figurazione in Romagna dal 1900 a oggi, catalogo della mostra, Imola 7 novembre 2014 – 8 marzo 2015, a cura di F. Bertoni, La Mandragora, Ravenna 2014, p. 196).