“Colori in montagna”, Arnaldo Ginna, 1974, pastello su carta, conservato al Museo d’Arte della Città di Ravenna (Portale PatER)

I fratelli Ginanni Corradini, Arnaldo e Bruno, furono protagonisti della stagione futurista della Romagna.

I due soprannomi “Ginna” e “Corra”, i due fratelli ravennati li portarono per tutta la vita. 

Erano nomignoli attribuiti loro da Giacomo Balla, uno dei principali esponenti del futurismo. Facevano riferimento rispettivamente alla ginnastica e alla corsa, due capisaldi del dinamismo futurista.

Essi furono “intellettuali, filosofi, scienziati, hanno operato con esiti importanti nelle arti visive e nella letteratura come anche in musica, poesia, giornalismo, fotografia, cinema, teatro, arredamento, alla ricerca di un’unità tra le arti che li conducesse verso un’arte nuova […]”, in pieno stile futurista (citazione tratta dal sito dedicato ai due poliedrici fratelli).

Tra le principali ricerche artistiche condotte dai due, ritroviamo il concetto di “accordi cromatici”: il colore è concepito come un potente mezzo per suscitare impressioni in maniera espressiva, più che per raffigurare in modo realistico.

Un esempio lampante di questo uso del colore si ritrova nell’opera Colori in montagna, presentata in copertina. 

Un’estesa galleria di opere di Arnaldo Ginna si ritrova a questo link.