Gianni Fucci è stato un poeta dialettale importantissimo
Gianni Fucci nacque a Montbéliard, un paesino francese vicino a Digione, il 3 ottobre del 1928. Entrambi i suoi genitori, però, erano italiani: suo padre era toscano, sua madre era romagnola, di Borghi. Infatti, il giovane Gianni – a soli otto anni – si trasferì con la famiglia a Santarcangelo di Romagna, dove visse tutta l’infanzia.
A Santarcangelo, Gianni imparò il dialetto romagnolo come una seconda lingua. Di fatto, lo era: sua madre e tutto il paese lo parlavano quotidianamente come all’epoca era d’uso.
Gianni Fucci fece parte di quel famoso “circal de’ giudéizi” di cui già si è parlato. Fra gli altri, c’erano Tonino Guerra, Raffaello Baldini e Nino Pedretti. A Santarcangelo, poi, fu responsabile della biblioteca comunale.
Gianni Fucci è conosciuto soprattutto per la sua opera poetica in dialetto. Pubblicò i primi versi sulla rivista Il lettore di provincia (erano gli anni ’70), ma è solo nel 1981 che esce il suo primo libro di poesie. Si intitola La mórta e e’ cazadòur, edito da Maggioli.
Le sue poesie, da allora, hanno cominciato ad apparire su diverse antologie. Le sue raccolte, invece, vinsero diversi premi.
Giusto per citarne alcune: La balêda de vént (1996), Témp e tempèsti (2003), Vént e bandìri (2005), Fugh e fiàmbi (Magàra la còulpa l’è ênca la nòsta) (2014).
Gianni Fucci scrisse tutte le sue poesie nel dialetto santarcangiolese. Questo gli ha permesso e “costretto” ad affrontare la linguistica della lingua. Negli anni ’80, addirittura, fu invitato dall’Associazione Amici dell’Arte di Cervia come parte di una commissione che doveva definire un’ortografia comune per tutti i dialetti romagnoli. Il lavoro di questa commissione confluì nel libro Regole fondamentali di grafia romagnola.
Fu proprio Gianni Fucci a introdurre l’<ê> nella grafia del santarcangiolese.
Gianni Fucci morì a Santarcangelo di Romagna il 15 febbraio del 2019.