“Il mosto”, Francesco Nonni, 1913, xilografia, conservato al Museo d’Arte della Città di Ravenna (Portale PatER)

Francesco Nonni visse l’epoca d’oro del liberty e l’esperienza tragica e traumatica della battaglia di Caporetto e della prigionia, durante la Prima Guerra Mondiale, che riportò in una serie di disegni dal titolo di Cellelager.

La vita e l’opera di Francesco Nonni, faentino classe 1885, sono segnate principalmente da due momenti: da un lato, l’incontro, giovanissimo, con l’esperienza dell’intaglio (poiché iniziò a lavorare fin dal momento della formazione presso un’ebanisteria); dall’altro, il vissuto, tragico, della prigionia, durante la Prima Guerra Mondiale, nel lager tedesco di Celle, nella Bassa Sassonia. 

La grande padronanza acquisita dal giovane Nonni nell’intaglio lo portò a produrre numerose xilografie, molte delle quali dai tratti prettamente liberty, in cui possiamo ritrovare spesso e volentieri il parallelismo tra arte e letteratura, con quest’ultima che funge da ispirazione. Nonni preferì ricercare, infatti, in questa fase produttiva, un’atmosfera rarefatta di bellezza ideale e perfezione stilistica soprattutto in opere dal sapore medievale e rinascimentale, ispirandosi, ad esempio, anche al Decameron boccaccesco e alle Stanze per la giostra del Poliziano.

In una fase successiva, soprattutto dopo il 1912, si avvicinò ad uno stile più realistico, pur continuando ad utilizzare la tecnica xilografica. A questo periodo risale un ciclo di opere dedicato alla Romagna e alla sua vita rurale: i titoli, esemplificativi dei temi rappresentati, sono Al mercato, Cantiere a Rimini, Il gioco e Il mosto, presentato in copertina.

La scena della pigiatura dell’uva, così come tutte quelle rappresentate in questo pregiato ciclo, rimanda, per così dire, ad una Romagna mitizzata: infatti, Nonni “giunge a idealizzare anche la più umile mansione, trasferendola in una dimensione di aurea e idillica bucolicità dalla quale sono esclusi fatica, sudore e dolore” (cit. tratta dalla scheda dell’opera Il giogo, a cura di Andrea Di Nardo, in Art Nouveau a Faenza. Il Cenacolo baccariniano, a cura di J. Bentini, Electa Mondadori, Verona 2007, p. 162).

Il Nonni stesso sarà purtroppo letteralmente strappato, con la chiamata alle armi nel 1915, a questa dimensione bucolica e al suo lavoro come insegnante, per essere scaraventato nella brutalità della guerra. Durante il periodo bellico, Nonni prese parte alla battaglia di Caporetto ove, a seguito della sconfitta italiana, fu fatto prigioniero e condotto nel campo di prigionia di Celle, in Germania: nemmeno in quell’occasione si interruppe il suo lavoro, poiché realizzò una serie di illustrazioni, che pubblicò nel 1920.

Una volta ritornato in patria, nella sua Romagna, vi rimase anche a costo di rifiutare importanti incarichi accademici a Roma, riprendendo l’attività di insegnamento e fondando la rivista “Xilografia”.