Vittorio Guaccimanni, Domenico Miserocchi
“Vittorio Guaccimanni e due altre figure ai lati”, Domenico Miserocchi, 1910, pastello su cartoncino, conservato al Museo d’Arte della Città di Ravenna (Portale PatER)

Il pittore ravennate Domenico Miserocchi rappresentò spesso paesaggi della sua terra, così come il suo insegnante, il fiorentino Arturo Moradei: entrambi rimasero incantati dall’atmosfera della pineta e dalla vita rustica. 

Di umilissime origini, Miserocchi fu accolto molto giovane come garzone nello studio del pittore, fiorentino di nascita ma residente per lungo tempo a Ravenna e innamorato dei paesaggi della Romagna, Arturo Moradei: fu proprio quest’ultimo ad attribuirgli il soprannome di “Pastorino”, riferito al rustico cappello di paglia che il giovane soleva indossare.

Lo stesso Moradei lo avvicinò alla pratica artistica e Domenico a soli tredici anni si iscrisse all’Accademia di Belle Arti di Ravenna (dove il fiorentino era insegnante di pittura), che frequentò fino al 1882, quando si trasferì a Roma. Dopo un periodo trascorso proprio nella capitale e successivamente a Firenze, rientrò a Ravenna, ove dipinse soprattutto immagini rustiche della sua Romagna e quieti paesaggi del ravennate, tra cui, su tutti, ricordiamo la pineta.

Un’opera di Miserocchi particolare è il pastello su cartoncino riportato in copertina, intitolato Vittorio Guaccimanni e due altre figure ai lati. Da un lato, ci fa comprendere quanto la figura di Guaccimanni stesso fungesse da punto di riferimento per i suoi contemporanei concittadini (da ricordare che anche Guaccimanni fu allievo di Arturo Moradei e lo ritrasse); dall’altro, quantomeno nelle impressioni di chi scrive, questo pastello non può non richiamare alla mente il mosaico rappresentante Giustiniano e la sua corte in San Vitale.

L’esperienza artistica di Miserocchi rimase legata a doppio filo a quella di Moradei, tanto che nel 1901 gli succedette nell’insegnamento di pittura dell’Accademia di Belle Arti.