Il Ricettario della Leonessa di Romagna

Il manoscritto “Experimenti de la Exellentissima Signora Caterina da Furlj matre de lo Illuxtrissimo Signor Giovanni de Medici” è forse il ricettario più completo finora conosciuto sulla medicina e la cosmesi del XV secolo.

Il manoscritto comprende 454 ricette delle quali 358 riguardano la medicina, 30 la chimica e 66 la cosmesi.

Caterina Sforza (1463-1509), contessa di Imola e Forlì, appassionata di rimedi curativi, amava disquisirne con scienziati, medici, speziali e anche fattucchiere  e raccolse le formule dei suoi esperimenti in un manoscritto scritto in italiano volgare, che, dopo la sua morte, passò al figlio Giovanni de’ Medici, detto delle Bande Nere.

Nel 1525 il conte Antonio Cuppano da Montefalco fece una copia del manoscritto, oggi conservata da un privato.

La Leonessa di Romagna era solita fare esperimenti nella sua dimora di Forlì, in un laboratorio con calderoni e alambicchi.

Donna di straordinaria bellezza, cultura e temperamento, nonostante le vicissitudini politiche e personali che caratterizzarono la sua vita,  realizzò grandi risultati scientifici nell’arte farmaceutica, cosa insolita per le donne del tempo.

Caterina Sforza si dedicò alla ricerca di rimedi che potessero curare tutte le malattie.

In molte ricette sono menzionate droghe usate ancor oggi in fitoterapia; vi si trovano anche scoperte importanti, l’anestesia chirurgica, forse la più considerevole (“A far dormire una persona per tal modo che porrai operare in chirurgia quel che vorrai e non ti sentirà et est probatum“).La composizione che Caterina riporta contiene ingredienti antalgici già dettati dalla famosa Scuola Medica Salernitana.

Nel manoscritto si trovano anche bizzarre ricette che lasciano in noi perplessità, come quella per guarire ogni sorta di febbre  a base di sterco di lupo seccato al sole, polverizzato e fatto bere all’infermo in brodo di carne.

La più famosa tra le ricette di Caterina è l’Acqua celeste che, come dice l’autrice, “è de tanta virtù che li vecchi fa devenir giovani et se fosse in età di 85 anni lo farà devenir de aparentia de anni 35, fa de morto vivo cioè se al infermo morente metti in bocca un gozzo de dicta aqua, pur che inghiottisce, in spazio di 3 pater noster, ripiglierà fortezza et con l’aiuto de Dio guarirà.” L’acqua celeste era una sorta di tonico che conteneva decine di ingredienti che venivano distillati e lavorati.