Scorcio di Verucchio, Addo Cupi
“Scorcio di Verucchio”, Addo Cupi, 1920, olio su tela (arteromagna.it)

Di un personaggio come Addo Cupi, nato a Rimini nel 1874, stupisce la poliedricità: pittore, certamente, ma anche architetto e scrittore, in prosa e in versi, in italiano e in dialetto riminese. 

Eclettico, caleidoscopico, sperimentatore mai domo, tanto da coniare, lui stesso, il termine “cupismo” (sul modello di “futurismo”) per indicare il movimento artistico a lui afferente.

Cupismo, in ultima analisi, significa far tutto; dalle case ariose al lieux d’aisance; dalle mostre futuriste alle poesie vagamente d’annunziane; dallo stile gotico piemontese alle decorazioni futurissime” si legge in un articolo, con molta probabilità redatto da Cupi stesso, della rivista, uscita a Rimini nel 1913, Ohè… Hop!… Passatismo, futurismo, cupismo (cit. da Romagna Futurista, a cura di B. Buscaroli Fabbri, catalogo della mostra, Museo San Francesco, San Marino, 14 aprile – 18 giugno 2006, Silvana Editoriale, Cinisello Balsamo, 2006, p. 196).

Da pittore autodidatta, ma anche da architetto, si dedicò più a realizzare opere in stile liberty (come, ad esempio, alcuni edifici progettati nella città natale): nell’autoritratto conservato ai Musei Comunali di Rimini, sembra più presentarsi come un dandy che come un dinamico innovatore futurista. Fu sicuramente più nell’esperienza letteraria che invece espresse la sua vena creativa legata al futurismo e ne abbracciò alcune caratteristiche.

In sostanza, nella sua ricerca, l’artista, che aveva intuito come potesse divenire vicendevolmente fruttuoso l’incontro tra l’arte e il nascente flusso turistico in arrivo nella città costiera, tendeva a “unire le descrizioni del paesaggio romagnolo/balneare con un linguaggio che guarda alla destrutturazione del paroliberismo futurista” (cit. da Romagna Futurista, a cura di B. Buscaroli Fabbri, catalogo della mostra, Museo San Francesco, San Marino, 14 aprile – 18 giugno 2006, Silvana Editoriale, Cinisello Balsamo, 2006, p. 196).

E proprio il paesaggio romagnolo, anche se non balneare, è presentato nell’opera di copertina. Si tratta in questo caso di una veduta dello splendido borgo collinare di Verucchio, nella provincia riminese.