L’elegante edificio forlivese ospita anche un’area verde e uno spazio museale
A impreziosire lo storico palazzo di Tredozio, paesino in provincia di Forlì-Cesena, c’è uno splendido giardino all’italiana sopraelevato rispetto al piano della casa e accessibile solo da una gradinata lungo un’ampia muratura di sostegno. L’area verde di compone di vari settori che si adagiano sulla collina e in salita.
Progettato nell’800, riprende i temi classici dell’epoca: i vialetti segreti, la fontana con le ninfee, le geometrie precise delle siepi, i bossi topiati, le aiuole di rose antiche con stachis lanata e bordure di fiori “fuori moda” come dalie e begonie, iris e lantane.
Più in alto, il parco di alberi secolari con cedri del Libano, lecci, ippocastani, acacie, tigli, querce e sottostanti prati con fiori spontanei, quali margherite, viole, primule e ciclamini.
Questa parte va misteriosamente a perdersi nel giardino roccioso con scalinate e muri secondo uno stile ottocentesco e romantico, con vialetti riservati.
Il verde cupo dei bossi fronteggia il rosso e giallo dipinti a strisce sul muro interno. Nella tradizione locale infatti gli edifici agricoli venivano dipinti con il tipico motivo a bande bicolori. L’allegra limonaia fa da cornice all’aiuola centrale.
Il giardino fa parte dell’associazione Grandi Giardini Italiani.
Oggi le scuderie del palazzo hanno smesso di ospitare i cavalli per trasformarsi in un suggestivo giardino d’inverno. E’ sparito il pollaio ed è un lontano ricordo anche la settimana del bucato, durante la quale tutta la casa veniva messa a soqquadro e la biancheria veniva lavata con lisciva e cenere; non si sente più il secco battito del telaio o lo sfrigolare dei grani nei crivelli, eppure qualcosa di tutto questo è sempre presente. Gli ambienti circostanti il Palazzo infatti sono stati recuperati e utilizzati per conservare attrezzature e macchine agricole. E’ stato creato un piccolo museo della civiltà contadina diviso per aree tematiche a testimonianza di quella che fu una vivacissima attività agricola.
Informazioni su www.palazzofantini.net