Nel 1321 l’edificio religioso ospitò le esequie del sommo poeta Dante Alighieri
Capolavoro dell’arte medievale con la sua torre campanaria, gli affreschi del ‘300 e i mosaici, a rendere la basilica di San Francesco un vero e proprio unicum della città ravennate è la caratteristica cripta del IX°-X° secolo, a tre navate con volta a crociera sorrette da 4 colonne.
Il suo pavimento, con le belle decorazioni musive risistemate nel 1977 fra cui l’iscrizione che ricorda come la destinazione originaria di questo luogo sacro fosse quella di accogliere le reliquie del vescovo Neone, fondatore della chiesa, è costantemente sommerso da acqua che permette tuttavia di ammirarne i frammenti.
Dedicata in origine ai SS. Apostoli e a San Pietro, questa antica basilica risale al V° secolo anche se di quella chiesa paleocristiana rimane ben poco soprattutto per i continui interventi di restauro che hanno interessato l’edificio nel corso dei secoli. Radicalmente riedificata fra la seconda metà del IX° secolo e quello successivo, alla basilica venne affiancata una robusta torre campanaria di forma quadrata: con il nome di San Pietro Maggiore, il complesso architettonico passò sotto la tutela dell’ordine francescano che lo dedicò a San Francesco d’Assisi.
Frequentata da Dante Alighieri, la chiesa ne ospitò le esequie celebrate nel 1321: le spoglie del sommo poeta sono custodite nell’adiacente tempio in stile neoclassico.
Arricchita con decorazioni e altari in stile barocco fra i secoli XVII° e XVIII°, attorno al 1810 i frati francescani furono costretti ad abbandonare la chiesa in seguito ad un esproprio delle autorità napoleoniche: l’edificio religioso rimase tuttavia aperta al culto e fra il 1918 e il 1921 fu nuovamente restaurato e riportato allo stile originario senza le aggiunte barocche.
La basilica, con linee semplici, si presenta con una bella facciata a salienti, cioè con una successione di spioventi posti a differenti altezze, ricoperta da mattoni a vista: un portale con arco a tutto sesto si trova al centro della facciata con una bifora che si apre al di sopra mentre ai lati, dove vi sono le navate laterali, vi sono due sarcofagi marmorei a livello del pavimento. Ad impreziosire l’architettura esterna c’è la torre campanaria del IX° secolo che venne rimaneggiata nel 1921 e riproposta con bifore, trifore e quadrifore su ogni lato. Con la croce, realizzata in ferro e posizionata sulla sua sommità, il campanile raggiunge i 32,60 metri di altezza.
L’interno della chiesa, lunga poco più di 46 metri, è suddiviso in tre navate da archi a tutto sesto sorretti da 12 colonne per lato: il pavimento attuale, come quello di molti altri luoghi di culto di Ravenna, è stato sopraelevato di 3,50 metri rispetto a quello originario, caratteristica che si nota soprattutto nei pressi del presbiterio. Lungo la navata destra vi sono tre cappelle di cui una con i resti di un affresco del Trecento e un’altra in cui spicca la cupola affrescata da Andrea Barbiani e un dipinto della Madonna col Bambino fra i santi Sebastiano, Rocco, Francesca e Camilla Dal Corno eseguito da Gaspare Sacchi. La cappella di San Liberio, sul lato opposto, ospitava invece una statua raffigurante Guidarello Guidarelli, condottiero al servizio di Cesare Borgia, oggi conservata nella Pinacoteca di Ravenna al Museo d’Arte.
Nella navata centrale, al fondo, l’abside è occupata dal presbiterio con al centro l’altare maggiore costituito dal sarcofago del vescovo Liberio III°: sui due lati più lunghi si possono ammirare cinque figure in rilievo all’interno di archi sorretti da colonne.
Di particolare pregio è anche l’organo a canne, costruito nel 1921 dalla ditta di Milano Balbiani-Vegezzi Bossi: restaurato nel 1982, ha trasmissione elettrica, due tastiere da 58 note e una pedaliera da 32.
Visitando l’edificio religioso si possono inoltre ammirare il sepolcro di Luffo Numai, le pietre tombali del beato Enrico Alfieri e di Ostasio da Polenta (quest’ultimo nobile italiano e Signore di Ravenna), le statue del Cristo Morto e della Pietà e il dipinto di San Rocco.