La struttura, con tre archi a sesto ribassato, è fra le più interessanti della Romagna
Iniziato nel 1733 grazie alla generosa donazione di papa Clemente XII, da cui prese il nome, il ponte fu eretto in mattoni con rinforzi in pietra d’Istria sui due pilastri centrali. Completato nel 1773 e ornato di marmi e dei piloni d’accesso alla fine del XVIII secolo, fu gravemente danneggiato dalle truppe tedesche durante la ritirata del 20 ottobre 1944 ma venne prontamente ristrutturato e aperto al passaggio.
Il ponte presenta tre archi a sesto ribassato, la cui luce è 22,60 m per gli archi i laterali e 24,80 m per l’arco centrale. La larghezza totale del ponte, compresi i parapetti, è 8,10 m, la lunghezza è pari a 111,20 m, mentre l’altezza totale del ponte, nel suo punto massimo, è di poco superiore ai 15 m.
La struttura è in mattoni, provenienti da una vicina fornace, mentre in pietra d’Istria sono realizzate le finiture degli speroni, messi a protezione dei due piloni centrali di sostegno e dei parapetti. La struttura è introdotta da due pilastri in cotto e pietra d’Istria per ogni senso di marcia, tutti con data 1773 e recanti stemmi e lapidi dedicatorie. I pilastri orientali presentano una lapide dedicata a papa Clemente XII, cui il ponte è dedicato.
Dopo il crollo del ponte romano e di quello in muratura a cinque arcate d’epoca malatestiana (1684), fu realizzata una nuova struttura lignea sul Savio, irrimediabilmente perduta nel 1727. Due anni dopo, su progetto di Antonio Felice Facci e su autorizzazione di papa Benedetto XIII, si decise la costruzione di un ponte in muratura, che iniziò con l’esecuzione della platea di fondazione, che doveva dare maggiore stabilità ai piloni di sostegno.
Grazie all’interessamento di papa Clemente XII Corsini, che donò 5000 scudi, e sotto la direzione di Domenico Cipriani, si dette inizio alla costruzione della nuova infrastruttura, che prese il nome del pontefice. Dopo un’interruzione causata dall’occupazione della città da parte di truppe straniere, nell’aprile 1766 ripresero i lavori su progetto di Pietro Carlo Borboni, approvato da Ferdinando Fuga, che decise per un ponte a tre arcate, e da Luigi Vanvitelli, il quale ampliò notevolmente luce ed altezza delle arcate ed irrobustì i piloni. Intanto nel novembre 1765, su consiglio degli idrostatici bolognesi Marescotti e Bonacorsi, si decise la canalizzazione del fiume Savio, per evitare le sue secolari tracimazioni e conseguenti distruzioni, tramite l’escavazione di un ampio alveo.
Nel 1773 il ponte era completato nelle forme a noi note, anche se bisognò attendere il 1779 per la fine ai lavori.
Negli ultimi vent’anni del XVIII secolo Agostino Azzolini collocò i marmi in corrispondenza dei parapetti e costruì sul ponte i quattro piloni che portano ancora oggi gli stemmi gentilizi e le lapidi commemorative, mentre nel 1795 procedette al rifacimento del selciato della strada.
Con la costruzione del Ponte del Risorgimento (1914-1919) e l’apertura di via Cesare Battisti nel 1921 il ponte Clemente divenne “Vecchio”, per distinguerlo dal “Nuovo”, ed il traffico si spostò sempre più verso quest’ultimo.
A sud del ponte è il Parco Naturale del Savio, con fauna e flora tipiche dell’ambiente fluviale.