Etnoparco Villanova Bagnacavallo
(© web erbepalustri.it)

Lo spazio museale dispone anche di un parco con capanne in canna palustre ricostruite come quelle di un tempo

L’Ecomuseo delle Erbe Palustri è un istituto culturale del Comune di Bagnacavallo, situato in un ex edificio scolastico completamente rinnovato, in Via Ungaretti 1, nella frazione di Villanova. L’Ecomuseo afferisce funzionalmente alla Direzione dei Musei Civici di Bagnacavallo con sede in Via Vittorio Veneto 1, dove ha sede il Museo Civico delle Cappuccine.

La gestione dell’Ecomuseo è affidata tramite convenzione all’Associazione Culturale Civiltà delle Erbe Palustri (http://www.erbepalustri.it), una realtà associativa senza fini di lucro che fin dal 1985 ne ha sviluppato le raccolte e promosso le attività didattiche e museali.

Le raccolte fin qui acquisite superano i 2.500 reperti, descrivibili in prodotti dell’intreccio, in tessiture, trame e manufatti realizzati con le erbe spontanee fornite dall’ambiente vallivo di prossimità e dalle varie lavorazioni di legni dolci come il salice e il pioppo, usati per gabbie e sedie rustiche.

Il ruolo dell’Associazione di volontariato, con le sue iniziative di ricerca e salvaguardia dei saperi tradizionali, è stato decisivo nel radicamento sul territorio e ai fini della partecipazione e della responsabilità ambientale che un Ecomuseo deve assolvere.

Il percorso museale offre ai visitatori un’esperienza integrata che si articola in un’area verde esterna all’edificio, dove è stato allestito un suggestivo etnoparco, e un percorso interno suddiviso su due piani, lungo il quale oggetti, documenti, ricostruzioni topografiche, testimonianze filmate oltre che suggestioni sonore e visive contribuiscono a restituire la complessità dell’ambiente vallivo, dei modi di vivere della sua gente, delle sue tradizioni e della sua economia rurale. 

L’Etnoparco è la sezione all’aperto dell’Ecomuseo con le stupende capanne in canna palustre, un tempo diffuse sull’intero territorio ravennate, ricostruite con assoluta fedeltà dall’ultimo maestro capannaio. I pavimenti erano realizzati in terra battuta e rifiniti con un impasto di terra e acqua. Sopra vi si spargeva, poi, una miscela di polvere di terra e sabbia per evitare che il contadino con gli zoccoli bagnati potesse rovinarlo.