Il complesso architettonico, dedicato a Santa Rosa da Lima in onore di Rosa Maltoni, è costituito dall’oratorio, dall’asilo e dalla piccola chiesa
Fino al 1934, anno dell’inaugurazione della parrocchiale di Sant’Antonio, questa fu l’unica chiesa di Predappio Nuova.
Grazie all’interessamento di tutta la popolazione, che si era costituita in un apposito comitato presidente del quale dal 1923 fu Rachele Mussolini, venne perorata la causa della sua edificazione; quando, però, Benito Mussolini assicurò che sarebbe intervenuto direttamente per la costruzione di una grande chiesa parrocchiale, si ripiegò sulla soluzione del piccolo oratorio.
Florestano Di Fausto, allora, provvide a ribaltare completamente il ruolo di questa area all’interno della città trasformandola in un semplice complesso dal carattere rurale che univa in sé le funzioni religiose dell’oratorio e quelle educative dell’asilo.
Dal 1929 custodiscono l’oratorio le suore della congregazione bergamasca delle Orsoline di Gandino.
Un percorso centrale divide il complesso in due parti: da un lato il piccolo oratorio e dall’altro i locali dell’asilo, costituito da una galleria centrale su cui si aprono la cucina, le aule ed i servizi.
L’oratorio è un ambiente di non grandi dimensioni caratterizzato dalla presenza di tre piccole cappelle circolari e dalle vetrate policrome del maestro vetraio fiorentino Gino Polloni. Lo spazio interno risulta ornato da una finta decorazione musiva di tipo ravennate, si possono infatti riconoscere i principali motivi ornamentali presenti nei monumenti paleocristiani di Ravenna, dalla basilica di Sant’Apollinare in Classe al museo di Galla Placidia: il cielo stellato, le palme, la croce gemmata, i girali, le colombe che si abbeverano al calice, i pavoni.
Sia l’oratorio sia l’asilo ospitano opere d’arte notevoli: se nel primo troviamo la statua lignea di Santa Rosa da Lima realizzata da Bernardino Boifava e un dipinto di scuola toscana del XV-XVI secolo denominato “La Madonna del Libro” proveniente dalla Galleria Palatina i Firenze, qui traslato per espressa volontà di Mussolini, nella galleria dell’asilo è posta una composizione ceramica raffigurante una Madonna del Fascio eseguita a Lisbona dall’artista Leopoldo Battistini, col supporto tecnico di Virato Silva.