Chiostro abbazia San Mercuariale Forlì
Il chiostro dell'abbazia ( ©Wikipedia)

Simbolo della città, la basilica rappresenta il monumento forlivese più significativo, assieme al campanile e alle opere conservate all’interno

La basilica ha origini antichissime poiché edificata sui resti della pieve intitolata a Santo Stefano, già esistente nel IV secolo. Distrutta nel 1173 da un violento incendio scoppiato nel corso di un accesissimo scontro tra Guelfi e Ghibellini, venne riedificata tra il 1176 e il 1181 in stile romanico-lombardo.

Il campanile, di tipo lombardo si alza sulla destra per oltre 70 metri ed è sormontato da una cuspide conica, forse aggiunta nel Trecento. Annesso alla chiesa è il quattrocentesco Chiostro rettangolare, appartenente all’ex monastero dei Benedettini Vallombrosiani, varie volte restaurato a seguito dell’usura del tempo. Chiuso in origine, venne aperto su due lati negli anni ’30 del Novecento. Al centro un pozzo con vera del XVII secolo.

Nella facciata, in laterizi, spicca il portale gotico in pietra rosa ospita la lunetta con l’altorilievo duecentesco Sogno e adorazione dei Magi (XIII secolo), forse dell’ignoto Maestro che scolpì le formelle dei Mesi di Ferrara. Nella lunetta sopra il portale dell’Abbazia di San Mercuriale si trova una preziosissima opera scultorea, costituita da un altorilievo gotico dei primi decenni del Duecento, attribuita da Cesare Gnudi al Maestro dei mesi del Duomo di Ferrara, allievo di Benedetto Antelami e rappresentante del gotico padano.

L’interno della chiesa, a pianta basilicale, è suddiviso in tre navate da pilastri di laterizi. Il pavimento è a mosaico veneziano. Nel Cinquecento furono aggiunte alcune cappelle laterali, mentre negli anni fra il 1646 e 1743, alcuni rifacimenti ne deturparono l’assetto, poi ripristinato nel 1921. Nel 1955 fu poi restuarata in seguito ai danni causati dalla seconda guerra mondiale.

Da segnalare, all’inizio della navata destra, il Monumento funebre a Barbara Manfredi (1466 circa), moglie di Pino III Ordelaffi, Signore di Forlì, ad opera di Francesco di Simone Ferrucci da Fiesole, qui collocato nel ’44 a seguito del bombardamento della Chiesa di San Girolamo che lo ospitava originariamente. Proseguendo sempre lungo la navata destra, di grande rilievo la tavola Madonna col Bambino e i Santi Giovanni e Caterina di Marco Palmezzano.

Nella navata sinistra, collocata sulla parete destra della Cappella del Sacramento, la tavola del Palmezzano Crocefisso e Santi Giovanni, Gualberto e Maddalena e Sacra famiglia e adoratore di Francesco Menzocchi.

Degna di nota, nella navata sinistra, all’ingresso della cappella dei Ferri recentemente restaurata, è l’arcata Ferri, arco in pietra d’Istria (1536), elegante opera di Giacomo Bianchi; sopra l’altare, sempre ad opera di Marco Palmezzano, la pala Immacolata Concezione con i Santi Agostino, Anselmo e Stefano e nella lunetta Risurrezione. Pregevole l’affresco rinvenuto sulla cupola della cappella con angeli su fondo azzurro ultramarino, forse dipinti dallo stesso Palmezzano.