Il 2021 sarà ricordato anche come l’anno dell’addio al Re del Liscio e ad un’epoca che aveva visto la realizzazione di una mega-balera unica nel suo genere come la Ca’ del Liscio di Borgo Faina, lungo il Dismano, l’asse viario che collega da sempre Ravenna a Cesena.
Nel 1974, mentre suonava “Vai col Liscio” alle Cupole di Castel Bolognese da cui poi nascerà l’omonimo film di Giancarlo Nicotra nel 1976, Raoul Casadei maturò un progetto faraonico: realizzare una mega-balera, affiancata da una decina di strutture ricettive tra cui alberghi, ristoranti, bar e pizzerie.
La struttura in cemento armato con una sala da ballo ad un’unica campata, quindi non intervallata da colonne, venne costruita senza risparmiare un centesimo nel 1976 e accoglierà negli anni a venire star dello sport e dello spettacolo di primo piano come Renato Zero e Riccardo Baglioni.
Il cuore degli spettacoli restò, tuttavia, sempre la musica folcloristica di Romagna, nata a fine Ottocento grazie a Carlo Brighi detto Zaclein, primo violino di Arturo Toscanini, che ebbe l’intuizione di unire agli aristocratici violini, alla chitarra ed al contrabbasso, il ruspante ed impertinente zufolo, meglio noto come clarinetto in do. La sonorità brillante di questo simpatico strumento, unita alla capacità degli esecutori di staccare le note, ne ha determinato la tipica melodia allegra e briosa che contraddistingue la musica romagnola resa poi da Secondo Casadei, zio di Raoul, ancor più ballabile e spettacolare.
Le danze considerate tipicamente romagnole sono la mazurca, la polca e naturalmente il valzer che Casadei ed altri illustri colleghi fecero ballare a mezza Italia fino alla fine del XX secolo, quando la mitica Ca’ del Liscio venne ceduta per diventare l’attuale Ca’ del Ballo e sancire il suo lento declino.
La Ca’ del Liscio, pur essendo una sorta di ‘elefante nel deserto’ della campagna ravennate, ha sempre sprigionato un senso di allegria in chi transitava lungo il Dismano, forse perché associata alle paillettes degli orchestrali e all’ottimismo delle canzoni di Raoul.
Basti pensare ai titoli, da “Simpatia” a “La musica solare”, fino alla definizione della piada che Casadei volle lasciare nella sua canzone: “Nella piadina c’è la grinta di Pantani, l’allegria del liscio, il cuore dei bagnini e l’arte di Fellini”, un vero concentrato di romagnolità che oggi non c’è più.