Lo spazio museale, composto da ben 5 edifici, si trova in Piazza Guido da Montefeltro
Il Museo di San Domenico è la sede della Pinacoteca Civica di Forlì. La sua storia risale al XIII secolo, quando quello che è oggi il complesso museale più grande di Forlì era un convento domenicano, a cui deve il nome.
La struttura è composta da vari spazi, tra cui quello che era il convento, ora sede della pitacoteca, due chiostri e la chiesa di San Giacomo, recentemente ristrutturata.
Il percorso espositivo si sviluppa attraverso le diverse aree del museo, portando il visitatore in diverse epoche.
Si parte delle opere più antiche della Pinacoteca, come il Trittico con Storie della Vergine e Santi del Maestro di Forlì, oppure l’affresco Il Pestapepe, per poi passare alle tavole di Beato Angelico e Lorenzo di Credi.
Il percorso prosegue nell’ala di sinistra, con le opere di Marco Palmezzano, Baldassarre Carrari, Nicolò Rondinelli, Francesco Zaganelli, Luca Longhi, fino al manierismo di Francesco Menzocchi, Livio Agresti e Livio Modigliani.
Le restanti sale e la galleria espongono, in continuo dialogo, una ricca documentazione di opere del tardo manierismo e del primo Seicento emiliano e romagnolo. Infine si passa alla Sala Ovale, che ospita l’Ebe, celebre opera dello scultore Antonio Canova, massimo esponente del neoclassicismo.
L’ingegnere forlivese Giuseppe Pedriali (1867-1932) ha lasciato in dono agli Istituti Culturali di Forlì la collezione di dipinti raccolta lungo tutto l’arco della vita e durante i suoi numerosi viaggi. Si tratta di ventotto opere che coprono un arco temporale dal XVII al XIX secolo e che descrivono il gusto e il costume culturale in voga in Europa tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento.
Le origini della Pinacoteca Civica risalgono al 1838, quando nel Palazzo della Missione, poi degli Studi, furono riunite presso la pubblica Biblioteca le opere d’arte rimaste al Comune dopo la prima soppressione napoleonica. A queste si aggiunsero dipinti e affreschi staccati provenienti dalla Residenza Municipale, dal Duomo e da altri edifici religiosi. Notevole sviluppo venne dato alla nuova istituzione dal conte Pietro Guarini, gonfaloniere di Forlì; successivi e considerevoli incrementi si ebbero sia per acquisti promossi dall’amministrazione comunale, sia più tardi in seguito all’applicazione delle leggi eversive del 1866/67.