La zirudella è un componimento tipico della regione
La zirudella (a volte chiamata anche zirudèla) è un componimento in otto versi divisi in due quartine, spesso umoristico e in rima. È molto diffuso in tutta l’Emilia-Romagna, soprattutto a Bologna e nel forlivese.
Solitamente, la zirudella viene cantata in occasioni adatte, come sagre, feste e celebrazioni (soprattutto matrimoni). Una traduzione italiana potrebbe essere “stornello”, per via della sua natura scherzosa e in rima, ma la zirudella ha un’anima tutta sua.
Ma perché si chiama così?
Secondo il musicologo Francesco Balilla Pratella (1880-1955), la zirudella potrebbe venire dai ritornelli delle canzoni popolari. Si toglievano tutte le strofe tenendo solo la parte centrale, spesso la più conosciuta. Questi motivi erano cantati con l’accompagnamento della ghironda, e forse il nome viene da qui: “ghironda”, “ghirondella”, “zirondella”, “zirudella”.
Le zirudelle erano tramandate oralmente. A volte erano inventate da autori poco istruiti, ma con grande senso dell’umorismo.
Le prime tracce scritte risalgono al XVIII secolo. Dal secolo successivo, però, le zirudelle persero l’accompagnamento musicale, e diventanro come filastrocche recitate dagli imbonitori.
Oggi, la più famosa è quella pubblicata ogni anno dal Lunêri di Smémbar.
Una delle zirudelle più conosciute e antiche è quella composta dal cardinale Giuseppe Mezzofanti (1774 – 1849):
Zè Rodèla fé pladùr
Cuntadin, Garzón, Arzdùr,
Siè pur Felsina più bella
Tic, e dai la Zè Rudèla.
[…]
(Zirudella, fate chiasso
Contadini, Garzoni, Reggitori,
Sia pur Felsina la più bella
Tic e dai la Zirudella)
“Tic e dai la zirudella” o “tic e tac la zirudella” sono solitamente le frasi con cui si conclude ogni strofa.
Oggi, per non perdere questa tradizione e valorizzarla, esistono corsi moderni e moderni zirundellai.