Walter Galli è stato un poeta romagnolo
La poesia di Walter Galli è ironica, pungente. Lo stile è netto, tagliente, “popolare” ma non per questo meno incisivo. È popolare perché è vibrante.
Pedretti, nel libro Poesia romagnola del dopoguerra (1976), dice che Galli “usa nelle sue brevi composizioni una sorta di zampata finale che coglie il lettore di soprassalto e gli fa rivedere la poesia in una luce completamente nuova e improvvisa: è la sua sigla, il colpo di immaginazione poetica di una lunga attesa di scavo morale”.
Un buon esempio di questo è la poesia Gigetto:
«Stanòta l’è mórt Gigetto: utentòt an!». In sdé ‘torna un banchett da calzulèr int un curtilaz, d’instèda, int un sottschèla, ’d invéran. Par quel ch’l à rimigì par quel ch’l’à cnusù dla vita s’e’ muriva int la cóndla utentòt an fa l’era precis.
Traduzione:
Stanotte è morto Gigetto: ottantotto anni!». // Seduto ad un bischetto / in un cortilaccio, d’estate, //in un sottoscala, d’inverno. // Per quel tanto che ha messo da parte / per quel tanto che ha conosciuto dalla vita / se moriva nella culla ottantotto anni fa // era lo stesso.