pigne
La "sgobbola" è il fusto centrale della pigna

Scopriamo uno dei proverbi romagnoli più famosi

Abbiamo ormai notato come, fra tutti i proverbi romagnoli che esistono, la maggior parte siano – giustamente – coloriti e “strani”. Il proverbio o il motto, per sua definizione, si rifà all’esperienza quotidiana, usando delle analogie e delle metafore per dire qualcosa parlando di qualcos’altro che tutti conoscono. Come “lo spigolo dell’acqua santa” o il “ciù”.

“Va a sgòbal” – o “va a sgòbal in pgneda”, che sarebbe la sua forma estesa – si inserisce in questo “filone”. Come si intuisce, il suo significato letterale intende, tramite una metafora, tutt’altro. Nel particolare?

Innanzitutto, la traduzione sarebbe “va’ a raccogliere sgobbole in pineta”. “Sgobbole” è il termine dialettale per indicare il fusto della pigna, cioè la parte centrale, quella che rimane quando vengono tolti tutti i pinoli.

Perché si usa questo modo di dire? Il suo significato e uso è quello di mandare qualcuno a quel paese. In effetti, ordinare a una persona di andare in pineta a raccogliere delle pigne spoglie e senza pinoli è come dirgli di fare una grande fatica per niente. Le “sgobbole”, difatti, sono inutili, e il massimo che si può ricavarne è legna per il fuoco.

È divertente, tra l’altro, pensare a quanti modi di dire in dialetto ci sono per mandare qualcuno a quel paese. Un altro famosissimo, e che si ricollega all’acqua santa citata poco fa, è “va int i fré”. Come sempre, il rapporto dei romagnoli con il sacro non è dei migliori.