fulésta
La e il personaggio "fulésta" oggi si sono persi (Shutterstock.com)

Scopriamo una delle parole dialettali più interessanti

Non tutte le parole dialettali un tempo di uso comune rimangono ancorate nel presente. Certi termini, per esempio, possono riferirsi a usi e costumi di una volta che ormai non funzionano più, e lentamente spariscono nella memoria senza qualcuno che le ricordi e se ne prenda cura. “E’ fulèsta” è uno dei tanti esempi.

Innanzitutto, è bene spiegare chi era costui. “E’ fulèsta”, semplicemente, era il “favolista” – la traduzione migliore potrebbe essere questa –, e cioè qualcuno che semplicemente… raccontava delle favole. In pratica era una specie di menestrello e cantastorie tutto romagnolo, che un tempo popolava i borghi e le città.

Come abbiamo visto, all’inizio del secolo scorso e in quello ancora precedente, era cosa comune partecipare a “e’ treb”, cioè un raduno attorno a un fuoco per raccontarsi cose. Non essendoci altro passatempo nelle fredde sere d’inverno – non c’era la tv, non c’era il cinema –, le famiglie si radunavano per trascorrere la serata insieme, chiacchierando e raccontandosi storie.

“E’ fulèsta” partecipava a questi “treb” raccontando storie, favole e mirabolanti imprese di altrettanti improbabili personaggi, e tutti ascoltavano con attenzione. “E’ fulèsta” poteva essere il membro più affabulatore della famiglia, oppure uno dei tanti di passaggio che si fermava per la notte.

Proprio come i girovaghi e i cantastorie medievali, molti di loro andavano di città in città, come artisti circensi. Oggi, tuttavia – come è chiaro –, questa figura non esiste più, se non in certe rievocazioni o memorie del passato.