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Quali sono le opere di Dante Arfelli più importanti?

Le opere di Dante Arfelli possono essere imparate a memoria, tanto la sua bibliografia è corta. L’autore è stato molto influente, quindi un elenco corto di libri non significa che questi non abbiano valore. Anzi.

Il suo libro più importante – tra l’altro ristampato proprio quest’anno da readerforblind – è I superflui. L’opera uscì nel 1949 per l’editore Rizzoli, e nello stesso anno vinse il premio Venezia (che oggi è conosciuto come Campiello). Questo libro, in seguito alla vittoria, divenne un caso letterario incredibile – uno dei più grandi nell’immediato dopoguerra.

Il libro venne tradotto in più lingue, e in Francia e negli Stati Uniti fu un successo clamoroso. Come abbiamo visto, in America vendette quasi un milione di copie – e solo nell’edizione economica! (curiosità: l’editore americano del libro era lo stesso di Hemingway).

Ma di cosa parla I superflui?

Il romanzo racconta la storia di Luca e Lidia, due personaggi che sin dall’inizio sono sconfitti, vittime del destino. Il destino del dopoguerra, quindi, dei giovani che non trovano più posto, degli ultimi, dei diseredati. Dei superflui, appunto.

Nel 1951, poi, uscì La quinta generazione, il suo secondo romanzo. Anche questo libro ebbe un discreto successo, ma non come il primo.

Dal secondo al terzo libro passarono vent’anni. Nel 1975 uscì Quando c’era la pineta, una raccolta di 26 racconti che erano già stati pubblicati fra il ’49 e il ’54 su varie riviste.

Arfelli, purtroppo, soffriva di depressione, e prima del quarto libro passeranno altri due decenni. Nel ’93, due anni prima della morte, uscì Ahimè, povero me.

Dante Arfelli, insomma, è stato un cantore della sua generazione. Uno scrittore che ha saputo raccontare e che ha vissuto in prima persona il disagio di un’epoca.