Scopriamo insieme la storia della letteratura romagnola
La letteratura romagnola ha una storia lunga e complessa. Ed è una cosa molto importante, considerando che è un dialetto, una lingua “non ufficiale”.
La prima opera in romagnolo a noi pervenuta è un sonetto, detto appunto “sonetto romagnolo”, scritto da Bernardino Catti nel 1502. In realtà, non è totalmente in dialetto, ma ci sono alcune parti in italiano.
La Commedia Nuova… molto diletevole e ridiculosa, di metà ‘500, è invece scritta da Piero Francesco da Faenza. È un’opera teatrale. Il personaggio principale è un villano rozzo e volgare, e i suoi dialoghi sono tutti in romagnolo.
Nel XVI secolo, invece, fu pubblicato il poema E Pvlon matt, una specie di “parodia” dell’Orlando Furioso. Purtroppo, dei XII canti in ottave ce ne sono rimasti solo tre e un po’.
Nel 1626, La finta schiauetta di Francesco Moderati vide la luce. Anche se la storia è ambientata a Roma, il protagonista parla in romagnolo.
A metà del secolo, la Batistonata – una frottola di carnevale – venne data alle stampe.
Nel ‘700 ci furono le poesie del conte Ippolito Gamba Ghiselli, di Ravenna, e i sonetti dell’abate e agronomo Giovanni Antonio Battarra. Ma fu don Pietro Santoni il primo poeta dialettale a conoscere davvero la fama – sempre nel ‘700. Tra l’altro, Santoni fu il maestro di Vincenzo Monti.
L’800 e il ‘900, invece, con la poesia dialettale che abbiamo imparato a conoscere nei precedenti articoli, fu il vero apice della nostra letteratura. Ma questa è un’altra storia.