“Purèta mè” è uno stile di vita
“Pureta mè”, come tutti sanno, significa “poveretta me”, “povera me”, e si usa anche in italiano. Chissà perché, poi, viene spesso declinato al femminile. Forse le donne romagnole si rendono conto di tutti gli errori che fanno gli uomini? O forse non riescono a capacitarsi di come a volte gli altri siano un po’ strafalcioni…
Questo modo di dire, nella nostra lingua madre, è usato come una specie di invocazione. In dialetto, invece, è tutta un’altra storia. “Purèta mè”, come tanti altri, è uno stile di vita.
Si usa come intercalare per qualsiasi cosa, anche dove non serve marchiarsi come derelitti o simili. Certo, quando si brucia la cena o quando perde la propria squadra del cuore allora sì che ha senso usarlo, ma quando si riceve una brutta notizia su qualcun altro? In teoria non servirebbe, ma un “purèta me” ci sta sempre bene.
Gli intercalari sono tipici del linguaggio. Aiutano a cadenzare le frasi, a prendere tempo, a colorirlo. In Romagna ce ne son così tanti, e così buffi e divertenti, che la lingua non può che essere sempre bella.