Scopriamo una delle esclamazioni più usate
Come abbiamo visto spesso, il rapporto dei romagnoli con la Chiesa è sempre stato teso. Decenni e decenni di dominio papale, con tasse e imposte, non hanno reso le persone di questa terra – soprattutto i poveri contadini di una volta – ben disposte a tutto ciò che riguardo il sacro.
“Òs-cia!” si inserisce proprio in questo contesto.
In realtà, il termine è usato anche in altre regioni del Nord, a volte con degli eufemismi per non risultare blasfemi che diventano a loro volta esclamazioni (come “ostrega” in Veneto). In ogni modo, la traduzione non esiste neanche, perché si sta parlando dell’ostia, quella consacrata che si dà a messa.
Usare “òs-cia!” come esclamazione è come dire “perbacco”, “accidenti”, ma ovviamente con un tono più romagnolo. Sicuramente deriva dalla liturgia, e forse un tempo era considerato blasfemo usare questa parola come esclamazione di stupore o incredulità, ma oggi non ci si fa neanche più caso.
È famoso l’aneddoto di Sergio Zavoli quando, nel 1980, venne nominato presidente della Rai. Federico Fellini si congratulò con un telegramma di due sole parole: “Osta, té!”. Questo per sottolineare come oggi sia un’espressione gergale, un modo di dire, un’esclamazione che fa parte della nostra cultura in maniera inossidabile.