E’ Papôn è una delle figure fantastiche della tradizione romagnola
Probabilmente, volendo riassumere in sole tre figure il folklore fantastico romagnolo, fatto di spiritelli, streghe e affini, il podio sarebbe composto da: Mazapègul, Borda e e’ Papôn.
Il Mazapègul è sicuramente la creatura fantastica più famosa della Romagna – tanto che esistono molti libri scritti su di lui, e molti lo conoscono. La Borda e Papôn, per quanto conosciuti, sono creature forse un po’ meno famose, ma non per questo meno interessanti.
Anzi, per certi versi sono le più spaventose, visto che Papôn è un vero spauracchio per tutti i bambini.
Di fatto, “Papôn” è il nome dialettale per l’Uomo Nero, per l’orco mangia-bambini delle storie. Il cosiddetto Babau.
In realtà, parrebbe che Papôn fosse stato un uomo realmente esistito, un tale Babono di Castel Bolognese. E, come si può intuire dall’assonanza dei due nomi, è probabile che sia la verità.
Babono era il boia di Caterina Sforza, e per via del suo ruolo divenne facilmente usato dai genitori che dovevano spaventare i figli. Chi, meglio della persona che eseguiva le sentenze di morte, poteva diventare un orco cattivo che mangia i bambini disubbidienti?
Esistono anche tantissime ninne-nanne e filastrocche su Papôn, tutte pensate per incutere timore ai bambini e farli dormire quando non volevano.
Per esempio: “E’ mi babén, stasì ben bon, fasì la nâ ch’e’vén Papôn; stasì ben bon, e’ mi babén, che Papôn l’è a lè ch’e’vén”. Tradotta, più o meno, sarebbe: “Bambino mio, stai ben buono, fai la nanna che arriva Papôn; stai ben buono, bambino mio, che Papôn è lì che viene”.