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Le lavandaie sono le protagoniste di una delle due poesie

Leggiamo insieme due poesie di Guido Lucchini

Guido Lucchini, come abbiamo visto, è stato un poeta riminese. Le sue poesie sono molto intime, domestiche, quotidiane, nel solco della tradizione di poeti come Tonino Guerra o Aldo Spallicci, che raccontava la vita contadina dei suoi tempi. Ecco allora due poesie per capire meglio questo grande poeta.

“E’ trataròl”

E’ va zo par la marèina

Ch’l’è ancora scur

schelz,

se su cròch atorna la vita,

i calzun invrucèd

sòra al znòci

a berba langa.

Una cima smorta tra j àbre

e grinzi neri un po’ d’impartòtt,

cumè che i veint,

e’ sol, e’ fred,

al buraschi,

a gl’avess scavè e’ monumeint

ma la fadiga.

(Va giù per la marina

che è ancora buio,

scalzo,

con il suo crocco attorno alla vita

i calzoni arrotolati

sopra le ginocchia,

la barba lunga.

Un mozzicone di sigaretta fra le labbra

e rughe nere un po’ da tutte le parti

come se i venti

il sole, il freddo,

le burrasche,

avessero scavato il monumento

alla fatica)

Un ritratto schietto, sincero, semplice ma profondo. Un mondo intero in pochi versi.

“Al  lavanderi”

La zesta di pan sla testa

E’ bench da lavè seta un braz

al suteni langhi fina i pid schelz

agl’andéva al lavanderi te’ Marecia.

L’aqua de’ fiom la cureva céra

trameza i sas,

la s’invrucéva sla s-ciòma

dal bozi culuredi,

e séta e’ pont

e’ rimbumbléva e’ sbatì di pan,

intent

e’ cantè dal doni

l’era stori d’amor

e ad tradiment.

(La cesta dei panni sulla testa

il banco da lavare sotto un braccio

le sottane lunghe fino ai piedi scalzi

andavano le lavandaie nel Marecchia.

L’acqua del fiume scorreva chiara

in mezzo ai sassi

si attorcigliava con la schiuma

dalle bolle colorate

e sotto il ponte

rimbombava lo sbattere dei panni

intanto

i canti delle donne

erano storie d’amore

e di tradimenti).

Anche qui abbiamo un momento preciso, una fotografia, il ritratto di un lavoro che oggi non esiste più. Soprattutto, un finale che racconta vite intere.