Scopriamo uno dei detti romagnoli più interessanti
I modi di dire – che siano detti romagnoli, o proverbi di qualsiasi altra regione – raccontano molto più di quando appaia.
Innanzitutto, come abbiamo visto, perché derivano spessissimo dalla vita quotidiana, dall’esperienza popolare. Sono insegnamenti, spesso metaforici, che veicolano un messaggio appreso dopo anni e anni di esperienze. Come fare una cosa, cosa dire, anche come vendemmiare o capire se sarà bello o brutto tempo.
Sul dizionario Treccani, infatti, la definizione di proverbio è questa: “Breve motto, di larga diffusione e antica tradizione, che esprime, in forma stringata e incisiva, un pensiero o, più spesso, una norma desunti dall’esperienza”.
La parola chiave è “desunti”: si vede una cosa, si capisce che è importante, si trasforma in un insegnamento facile da capire, magari divertente. Per esempio, “I sold l’è come i dulur, ch’j à i si tén”, cioè “i soldi sono come i dolori, chi li ha se li tiene”.
Tralasciando il fatto che “poeticamente” è perfetto, possiamo immaginare che derivi da anni e anni di esperienza diretta: i contadini di una volta, la Romagna povera di un tempo… vedevano i signori ricchi non fare niente per loro – la chiesa che chiedeva tasse tremende –, e loro invece avevano la schiena dolorante per il lavoro. Chi ha i soldi se li tiene, così come loro – rassegnandosi – si tengono i dolori.
Ecco allora che questo proverbio diventa “ovvio”.