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"Brisa" è la briciola del pane (Shutterstock.com)

Scopriamo “brisa”, una famosa parola romagnola

“Brisa” si può tradurre con l’italiano “mica”, come in “non sono mica stato io”. Serve proprio – e qui la Romagna si sente tutta – per dare risalto alle cose, per spingere sul verbo a cui si accompagna. Il dialetto è pieno di parole simili, come l’intercalare ciòh, e sono proprio queste a renderlo unico e colorato.

Grammaticalmente, “brisa” è un avverbio, e di solito – come abbiamo visto – si utilizza con funzione rafforzativa. In effetti, il “mica” funziona allo stesso modo. E sembrerà strano, ma “brisa” e “mica” significano letteralmente la stessa cosa.

La “mica”, nell’italiano poetico, è la briciola di pane. È strano pensare che dalla lingua dei poeti sia diventata una parola che non sembra neanche italiano, eppure è così. “Brisa”, allo stesso modo, è ancora una volta la briciola, ma questa volta in dialetto.

In senso figurato, dire che una cosa ha la consistenza di una briciola significa dire che vale poco, che è niente. E da qui il rafforzativo negativo del “non sono mica stato io” – cioè “io non c’entro una briciola”, non c’entro niente.

Curiosamente, in dialetto esiste una traduzione letterale di “mica”, e cioè “miga”, ma è evidente che “brisa” sia molto più colorito.