Amarcord, il film più famoso di Fellini, parla della Romagna
Fellini è stato uno dei più grandi registi italiani – se non il più grande –, e sicuramente è annoverato fra i Maestri della Settima Arte a livello globale. I suoi film sono conosciuti e amati in tutto il mondo, e centinaia e centinaia di pellicole si sono ispirare direttamente ai suoi capolavori, come il citatissimo 8 e mezzo. Fra tutti i suoi film, però, il più famoso è forse Amarcord.
Amarcord magari non è il più intimo o il più onirico, ma sicuramente è quello più autobiografico. Il titolo stesso, che significa “mi ricordo”, non lascia dubbi (piccola curiosità: la maggior parte delle volte il titolo, dai non romagnoli, viene pronunciato in maniera sbagliata, con l’accento sulla prima a).
Il film fu scritto dallo stesso Fellini e Tonino Guerra, e vinse anche l’Oscar come miglior pellicola straniera nel 1975.
La trama, invece, è – come abbiamo detto – molto autobiografica. Le vicende si svolgono in un borgo riminese, nei primi anni ’30, e coprono l’arco di un intero anno. I personaggi sono diventati ormai memorabili: la parrucchiera Gradisca, la lussuriosa Volpina, la tabaccaia, l’avvocato, il matto Giudizio, un motociclista esibizionista. I “veri” protagonisti, però, sono i giovani del paese, coi loro sogni che sono forse anche i sogni dello stesso Fellini alla loro età. Memorabile la scena del passaggio del transatlantico Rex.
Tutto il film, in fondo, è una rievocazione nostalgica di un passato che non c’è più. Proprio come il titolo suggerisce.
Pensare che questo film sia visto in tutto il mondo è buffo. A prescindere dalle varie sottotrame, una dei protagonisti è proprio la Romagna, con il suo passato e i suoi luoghi. Che bello pensare che in qualsiasi parte del mondo ci si trovi, basta guardare Amarcord per tornare a casa.