Scopriamo la vita e le opere del poeta Aldo Spallicci
Aldo Spallicci nasce a Santa Maria Nuova, nel 1886, da una famiglia di piccola nobiltà. La sua infanzia fu tranquilla, in campagna, e sin da subito seppe che sarebbe diventato medico, come voleva suo padre.
Aldo studiò a Forlì, poi a Bologna, dove si laureò in Medicina; successivamente, lavorò nell’Arcispedale di Ferrara.
Quando scoppiò la guerra, da interventista, Aldo si arruolò come medico volontario nella Legione Garibaldina. Fu spedito in Francia, a Nîmes. Nel 1920, però, dopo essere tornato a casa, cominciò a dedicarsi alla vita letteraria. Fondò la rivista La Piê, e l’anno dopo organizzò la mostra “Esposizioni romagnole riunite”.
Spallicci fu uno dei più grandi sostenitori dell’autonomia romagnola, e perorò la causa anche davanti alla Commissione all’Assemblea Costituente, chiedendo che la Romagna fosse una regione autonoma. Per tutta la vita difese la fauna, il territorio e la cultura romagnola, tanto che fu definito “E’ ba’ dla Rumâgna”, cioè “il babbo della Romagna”.
La sua opera d’esordio si intitola proprio Rumâgna, ed è una raccolta di poesie. Spallicci adorava la vita contadina, tanto che esplorava le campagne in bicicletta ogni volta che ne aveva occasione. Il suo desiderio era “rimettere in onore le tradizioni spente o vicine a spegnersi”.
Nel 1912 pubblica La Cavêja dagli dagli anëll, ed è la prima volta che la caveja entra nel mondo letterario. Non solo: da allora, sarà il simbolo della Romagna per antonomasia. Inoltre, Spallicci fu il primo a regolare la grafia del romagnolo come lingua scritta, perché fino ad allora era stata molto “dispersiva”.
Morì a Premilcuore nel 1973, ma senza di lui la Romagna non sarebbe ciò che è oggi.