Zuppa Imperiale
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La Zuppa Imperiale è una minestra in brodo molto apprezzata in Romagna. Scopriamo come la preparava Pellegrino Artusi alla fine dell’Ottocento.

La Zuppa Imperiale è un primo piatto che fa parte della tradizione culinaria Romagnola. Conosciuta anche come pasta reale oppure zuppa reale, la ricetta ufficiale di questo piatto è stata depositata presso la Camera di Commercio di Bologna. Nonostante le sue radici siano quindi probabilmente emiliane, la Zuppa Imperiale è da secoli diffusa anche in Romagna. Pellegrino Artusi ne ha difatti parlato nella sua famosa opera “La Scienza in cucina e l’arte di mangiar bene”.

Questa minestra servita in brodo è base di semolino, a cui si aggiungono altri ingredienti che sono: uova, burro, Parmigiano Reggiano e noce moscata. In Romagna spesso la ricetta “base” viene arricchita con dei pezzetti di mortadella e del pan grattato. Al posto del semolino c’è poi chi utilizza della farina.

La ricetta di Artusi della Zuppa Imperiale

Nella sua straordinaria opera “La Scienza in cucina e l’arte di mangiar bene”, Pellegrino Artusi ha raccolto un gran numero di ricette della storia Romagnola. La ricetta n. 15 tratta dal suo famoso libro, pubblicato nel 1891 per la prima volta, spiega come preparare la Minestra di semolino composta. Anche se l’Artusi lo chiama con un nome differente, questo piatto altro non è che la Zuppa Imperiale.

«Cuocete semolino di grana fine nel latte e gettatene tanto che riesca ben sodo. Quando lo ritirate dal fuoco conditelo con sale, parmigiano grattato, un pezzetto di burro e odore di noce moscata e lasciatelo diacciare. Allora stemperate il composto con uova fino a ridurlo come una liquida crema. Prendete una forma liscia di latta, ungetene bene il fondo col burro, aderitegli un foglio ugualmente unto e versate il detto composto nella medesima per assodarlo a bagnomaria con fuoco sopra. Cotto e diaccio che sia, una lama di coltello passata all’intorno e la carta del fondo vi daranno aiuto a sformarlo. Tagliatelo a mattoncini o a mostaccioli della grossezza di uno scudo e della larghezza di un centimetro o due e gettateli nel brodo facendoli bollire qualche minuto. Basta un bicchiere di latte e due uova a fare una minestra per quattro o cinque persone. Con un bicchiere e due dita di latte e tre uova ho fatto una minestra che è bastata per otto persone.» (così scriveva P. Artusi in “La Scienza in cucina e l’arte di mangiar bene”, Ricetta n. 15)