La sfida eterna fra due paste molto simili, ma in realtà molto diverse
Da sempre, la disfida fra tagliatelle e pappardelle è un po’ come quella fra crescioni e piadina, anche se nel primo caso spesso sono le tagliatelle ad avere la meglio. Nei ristoranti, del resto, si sentono ricordare più spesso le tagliatelle coi funghi o coi piselli, al ragù o col tartufo. Le pappardelle, invece, sono per antonomasia quelle al cinghiale.
Ma qual è la differenza?
Ancora una volta, è Artusi a venirci in soccorso. Scrive che le tagliatelle devono essere lunghe, perché “conti corti e tagliatelle lunghe, dicono i Bolognesi, e dicono bene, perché i conti lunghi spaventano i poveri mariti e le tagliatelle corte attestano l’imperizia di chi le fece e, servite in tal modo, sembrano un avanzo di cucina”. Le pappardelle, invece, hanno una sfoglia “grossetta come quella delle tagliatelle e colla rotellina smerlata tagliate le strisce più larghe di un dito”.
Per Artusi, insomma, le pappardelle sono smerlate, ma lunghe e larghe quanto le tagliatelle.
È ovvia la parte scelta dall’autore: le tagliatelle sono “all’uso di Romagna”, le pappardelle “all’aretina”. È proprio l’aria di Romagna, dice Artusi, a rendere buone le tagliatelle: “a parer mio questa è una minestra molto gustosa, ma per ben digerirla ci vuole un’aria come quella di Romagna”. Racconta anche alcune storielle divertenti che potete trovare qui.