Gli spaghetti da Quaresima sono un piatto antico molto particolare e poco conosciuto che è arrivato fino ai giorni nostri grazie a Pellegrino Artusi.
Nel periodo di Quaresima era d’obbligo mangiar magro evitando assolutamente la carne. Anche in Romagna le persone più ricche consumavano pesce, ma la maggior parte del popolo non sempre aveva abbastanza denaro. Proprio per questo motivo sono iniziate a nascere numerose ricette povere che non prevedevano carne. Tra queste c’è anche quella degli Spaghetti da Quaresima, un piatto poco conosciuto che è arrivato fino ai giorni nostri grazie a Pellegrino Artusi.
All’interno della sua grande opera “La Scienza in cucina e l’arte di mangiar bene”, Artusi ha inserito un numero enorme di ricette che hanno fatto la storia della regione Romagnola. La ricetta n.103 tratta dal suo famoso libro spiega come realizzare questo piatto singolare e di altri tempi che sicuramente non è adatto a tutti i palati.
«Molti leggendo questa ricetta esclameranno: – Oh che minestra ridicola! – eppure a me non dispiace; si usa in Romagna e, se la servirete a dei giovanotti, sarete quasi certi del loro aggradimento. Pestate delle noci framezzo a pangrattato, uniteci dello zucchero a velo e l’odore delle spezie e, levati asciutti gli spaghetti dall’acqua, conditeli prima con olio e pepe, poi con questo pesto a buona misura. Per grammi 400 di spaghetti, che possono bastare per cinque persone: Noci sgusciate, grammi 60. Pangrattato, grammi 60. Zucchero bianco a velo, grammi 30. Spezie fini, un cucchiaino colmo.» (così scriveva P. Artusi in “La Scienza in cucina e l’arte di mangiar bene”, Ricetta n.103)