Copertina di "Romagna in bocca", (Edizioni Il Vespro, 1977)

Un ricettario romagnolo scritto sulla carta-paglia che racconta la tradizione

Sicuramente, “La scienza in cucina e l’arte di mangiar bene” è il libro di ricette più importante e famoso. Pellegrino Artusi, con questo libro, pubblicò il primo ricettario in volume unico. Ma nelle soffitte dei nonni è probabile che ci sia, oltre a questo, anche una copia di “Romagna in bocca”, un ricettario romagnolo di Fosca Martini scritto su carta-paglia, in dialetto, in italiano e in inglese.

Le ricette sono divise per portate – minestre, pasa, dolci, carne, pesci –, e ognuna è un piccolo gioiello. Alcune di queste, infatti, raccontato qualche brevissimo aneddoto su questo o quel prodotto, come per esempio il motivo per cui le vongole sono dette “poveracce”.

La cosa più interessante del libro, tuttavia, è la sua prefazione. L’autore è Max David, giornalista e scrittore, e il testo racconta qualcosa che oggi non esiste più. Perlomeno non nei termini in cui ne parla David.

Il titolo è “La mangiata”, e il brano è un susseguirsi di abitudini culinarie in Romagna. Per esempio: “Noi romagnoli n.d.r.] abbiamo invece, a sostituzione di tutto il resto, la mangiata, la “magnêda”. Tra amici o nemici, l’invito suona così: “’a vêt a fe’ una magnêda?”.

Questo racconto prosegue alternando menù di carne e di pesce, ricordi dell’autore e usi e costumi della vera mangiata romagnola. La fine, malinconica e divertente allo stesso tempo, è bellissima: “Ma ora diciamo qualche verità: si vuole che esista una cucina toscana, una emiliana, una abruzzese, e via discorrendo. Sarà giusto, ma noi romagnoli non abbiamo una vera cucina romagnola, ad eccezione di tre piatti: le tagliatelle, i cappelletti, i passatelli e vorrei aggiungere, il pollo trattato alla porchetta, se fossi sicuro che altri non vantino lo stesso mangiare. È la storia, sono i millenni di papato, di brigantaggio e di miseria che ci hanno abituato a contentarci di poco, o meglio, di mangiare molto di quel poco che ci veniva lasciato. In tanti secoli di povertà, siamo solo riusciti a mettere insieme la zuppa inglese. Ma chi ci garantisce che un brutto giorno, gli inglesi non ci tolgano anche questo primato?”