Piada coi ciccioli
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La piada coi ciccioli è tipica delle provincie della Romagna. Si tratta di un alimento particolarmente apprezzato per via del suo gusto unico.

La piada coi ciccioli, in romagnolo piê con i grasul, è una piadina arricchita con i ciccioli. Si tratta di una alimento molto apprezzato nella provincia Romagnola e rappresenta un prodotto P.A.T., ossia è un prodotto agroalimentare tradizionale. Risulta più spessa della piadina classica in quanto i ciccioli la arricchiscono molto e ne aumentano lo spessore. Inoltre è cotta in forno e quindi chiamarla piadina non sarebbe nemmeno troppo corretto. Altri nomi con cui è conosciuta sono spianata con i ciccioli e pizza con i ciccioli.

Questa piadina è ben diversa dalla piadina romagnola. In origine si consumava in un particolare periodo dell’anno. Di solito in passato le famiglie romagnole la mangiavano soprattutto nel periodo del carnevale. Conosciuta anche con il nome Piadone, oggi in realtà la si consuma indipendentemente dal periodo dell’anno. Risulta essere particolarmente apprezzata in quanto il suo gusto è davvero incredibile.

Come si fa la piada coi ciccioli

Nel sito della Regione Emilia-Romagna si parla della piada coi ciccioli come uno dei prodotti agroalimentari tradizionali del territorio. Proprio nel portale ufficiale della Regione è spiegato il procedimento da seguire per realizzare la piê con i grasul.

Si tratta di una preparazione non troppo complessa che può essere fatta anche a casa propria. Per ottenere una piadina coi ciccioli perfetta è necessario seguire questo procedimento:

«Si lavora la pasta di pane con strutto fresco, si uniscono all’impasto i ciccioli sbriciolati (o lardelli di pancetta già rosolati in padella). Si tira l’impasto alto 1 centimetro, si stende nella teglia unta di strutto, sulla superficie si formano con le nocche delle dita tante piccole cavità, si condisce con fiocchetti di strutto e grani di sale grosso. Si cuoce per una ventina di minuti in forno caldo a 180-190°C e si mangia sia calda sia fredda» (così è stato scritto in data 18 febbraio 2020 sul sito agricoltura.regione.emilia-romagna.it).