La pasta bicolore per eccellenza
Tutti quanti, prima o poi, hanno mangiato un piatto di tagliatelle paglia e fieno. I bambini, invece, un po’ confusi dal colore verde della minestra, potrebbero non averla voluta neanche assaggiare. Sia come sia, questo piatto è un classico della tradizione, soprattutto se condito col ragù.
Artusi, in realtà – grande critico e gastronomo che di cucina se ne intende –, non è molto favorevole a questo tipo di minestra. Per qualche motivo, scrive, “questa è una minestra delicata e leggiera che può piacere in Toscana specialmente alle signore”. In Romagna, invece, la odiano: “non sarebbe da presentarsi a un pranzo in Romagna ove il morbidume sotto ai denti non è punto del gusto di quel paese delle tagliatelle per eccellenza”. Forse ha ragione, o forse il modo in cui si preparava all’epoca non è lo stesso con cui la si prepara oggi. Allora, magari, era tutto diverso.
In ogni caso, per qualche motivo, questa pasta conobbe un periodo d’ora fra gli anni ’50 e ’60, quando tutti i ristoranti la servivano e tutti la mangiavano (anche “le signore”).
Non si sa bene da dove arrivi, ma quasi sicuramente dalle regioni settentrionali dell’Italia. Come ogni pasta, poi, si è diffusa velocemente in giro per lo Stivale, fino a diventare tradizionale in posti in cui magari non era nata.