La primavera romagnola porta con se e rinnova un’usanza che si tramanda dalla notte dei tempi.

Capita spesso infatti di vedere in giro per prati e campi persone, non sempre e solo anziane che si accingono a raccogliere erbe spontanee; l’usanza deriva da un’antica consuetudine rurale che caratterizzava le famiglie contadine di un tempo.

Con il sopraggiungere delle soleggiate giornate primaverili era in uso riunire la famiglia e andare a raccogliere le erbe di campagna.

Un rituale culturale antico che derivava da una necessità pratica, si trasformava in momento di festa e  rendeva felici adulti e bambini. Un motivo per godersi la natura, stare insieme e imparare.

Le nonne romagnole attraverso questa usanza hanno potuto tramandare la propria saggezza, insegnando a riconoscere le erbe più comuni e selvatiche che crescono nella ricca terra di Romagna  e come usarle.

Rimedi per alleviare piccoli disturbi, ma soprattutto la base per alcune pietanze tipiche della tavola romagnola.

Tutt’ora, sulle nostre tavole, possiamo trovarepiatti a base di erbe di campagna.

Le particolari caratteristiche climatiche rendono la regione un’inesauribile sorgente di erbe spontanee e piante officinali: dalle fertili pianure alle cime degli Appennini, dagli argini dei fiumi alle colline, il territorio è tutto un fiorire di piante commestibili.

Oggi, grazie alla valorizzazione delle biodiversità le Erbe spontanee sono tornate in auge, anche grazie alla riscoperta della varietà di sapori e di aromi che le rendono centrali in cucina.

Vengono riscoperte le vecchie ricette ed elaborati nuovi piatti, le “Erbette” tornano protagoniste!