Il Latteruolo è un dolce tradizionale della Romagna che tipicamente i contadini portavano in regalo al padrone per la festa del Corpus Domini.
Il Latteruolo, conosciuto anche come Casadello, è un dolce tradizionale della Romagna. Lo si preparava in passato in occasione del Corpus Domini in quanto proprio quel giorno i contadini lo portavano in dono al padrone. Pellegrino Artusi, che ha inserito la ricetta del latarol nella sua opera, ha spiegato proprio questo. Il gastronomo ha scritto che «in qualche luogo di Romagna, e forse anche altrove in Italia, i contadini portano in regalo al padrone per la festa del Corpus Domini».
Oggi questo dolce non è più così conosciuto nella sua forma tradizionale. Questo forse è legato anche al fatto che la festività a cui si lega per tradizione non fa più parte del calendario liturgico.
La ricetta di Artusi del Latteruolo
Nella sua raccolta di ricette “La Scienza in cucina e l’arte di mangiar bene”, Pellegrino Artusi ha dato il giusto spazio anche ai dolci. La ricetta n. 649 tratta dal famoso libro di cucina, pubblicato per la prima volta nel lontano 1891, spiega come realizzare il Latteruolo.
«Latte, un litro. Zucchero, grammi 100. Rossi d’uovo, n. 8. Chiare d’uovo, n. 2. Odore di vainiglia o di coriandoli. Fate bollire il latte con lo zucchero per un’ora ed anche un’ora e un quarto se non siete ben sicuri della sua legittimità. Se per odore vi servite dei coriandoli, adoperateli come è indicato nel numero precedente. Al latte rompete di quando in quando la tela col mestolo, passatelo da un colino per più precauzione, e quando sarà diaccio, mescolatelo bene alle uova frullate. Preparate una teglia foderata di pasta matta n. 153, disponetela come nel migliaccio di Romagna n. 702, versateci il composto, cuocetelo con fuoco sotto e sopra a moderato calore e perché non ròsoli al disopra, copritelo di carta unta col burro. Aspettate che sia ben diacciato per tagliarlo a mandorle colla sfoglia sotto come il detto migliaccio.» (così scriveva P. Artusi in “La Scienza in cucina e l’arte di mangiar bene”, Ricetta n. 649)