La faraona al tegame è una ricetta che fa parte da secoli della tradizione culinaria romagnola.

La faraona al tegame è un secondo piatto che fa parte da molti secoli della tradizione gastronomica della Romagna. Semplice e saporita, la faraona così cucinata risulta davvero ideale per le cene dei giorni di festa. Prepararla ai propri commensali sarà davvero semplice, infatti la ricetta non è affatto complessa e tutti possono seguirla.

La ricetta che vi proponiamo è scritta all’interno del volume Mangiare in Romagna, cultura, ricette e tradizione. In questo libro è suggerito quanto riportato all’interno dell’opera La cucina romagnola.

«Tagliata a pezzi, la faraona si propone dopo 36 ore di frollatura e 12 ore di marinatura con vino bianco secco, abbondante succo di limone, aglio schiacciato, rosmarino, sale e pepe, cipolla e sedano tritati. Sgocciolati, i pezzi si mettono prima in padella ad asciugare e rosolare esternamente, pelle in primis, senza altre aggiunte. Poi la faraona si mette in un tegame di terracotta scelto per la cottura, con, in ordine: olio d’oliva, liquido filtrato della marinata, sale e pepe, e poi aglio e salvia fresca. 

Più avanti nella cottura polpa di pomodoro (o ancor meglio pomodori freschi sbucciati e privati dei semi) acqua o brodo di carne, per una equilibrata rifinitura. L’uso in cucina della faraona è familiare e assai conosciuto in Romagna, mai considerata come cacciagione, più rara del pollo (quasi di consumo elitario) ma analogamente preparata e proposta. In sintesi si prepara in arrosto, soprattutto nel diffuso arrosto misto, alla cacciatora, al tegame e ripiena.» (G. Pozzetto, La cucina romagnola, Padova, F. Muzzio Editore, 1995)