Il periodo di Quaresima è per tradizione cristiana dedicato alla penitenza e al digiuno. La cucina romagnola prevedeva in questo periodo piatti magri e privi di carne.
Nel corso dei quaranta giorni che separano il Carnevale dalla celebrazione della Pasqua, la tradizione cristiana chiedeva ai fedeli di pentirsi, dedicarsi alla preghiera e digiunare in modo tale da ricordare la Passione di Cristo. Questo periodo, che ha preso il nome di Quaresima, chiedeva ai cristiani di mangiar magro. Inoltre non si poteva consumare cibo in alcuni giorni specifici come il Mercoledì delle Ceneri e il Venerdì Santo. La cucina romagnola prevedeva per tradizione alimenti che riflettevano le credenze religiose.
Cucina romagnola in Quaresima: cosa si portava a tavola?
La cucina romagnola in periodo di Quaresima era molto diversa rispetto al resto dell’anno, infatti la carne era bandita e si consumava molto pesce. Per i più poveri, l’unico pesce che poteva essere portato in tavola era l’aringa che veniva divisa tra tutti i commensali. Spesso veniva appesa a una trave e lasciata penzolare sul tavolo. Un pezzo di aringa poteva sfamare un’intera famiglia. Ognuno sfregava un pezzetto di pane per profumarlo di pesce e mangiare qualcosa di più gustoso del pane da solo.
Sulle colline romagnole, alcune famiglie preparano anche oggi la buzenga, una tipica zuppa che contiene fagioli, castagne secche, cipolle, patate e passata di pomodoro. Un piatto della cucina romagnola in Quaresima che è conosciuto ancora oggi è il pan cotto. Le famiglie ricche vi aggiungevano latte e formaggio, invece i meno abbienti inzuppavano semplicemente il pane in acqua.
Una ricetta che è arrivata fino a noi è il brodo matto, un piatto di cucina povera che le “adzore” realizzavano con pochi ingredienti di origine contadina. Ai giorni nostri non è molto conosciuta invece la ricetta degli Spaghetti da Quaresima, un piatto dal gusto particolare che non si adatta a tutti i palati in quanto prevede zucchero a velo per condire la pasta. Si tratta di un piatto che Pellegrino Artusi ha inserito nel suo libro “La scienza in cucina e l’arte di mangiar bene” spiegandone ingredienti e procedimento.
Sulla tavola dei romagnoli non mancavano i dolci. In quaresima si preparavano biscotti quaresimali con un impasto di farina, zucchero, burro e uova. Come non citare poi i famosi Tortelli di San Lazzaro ripieni di castagne e marmellata che, ancora oggi, vengono consumati a Faenza e nelle zone vicine.