La Ciambella della Puerpera è una preparazione che in passato, secondo tradizione Romagnola, la madrina portava alla madre del neonato.

La Ciambella della Puerpera, in dialetto romagnolo Zambèla dl’ipajèda, fa parte di un’antica tradizione Romagnola. La madrina portava alla madre del neonato questo dolce come regalo per la nascita appena avvenuta.

Se nasceva una bambina, si utilizzava un nastro rosa che terminava con un fiocco che avvolgeva a spirale l’unica ciambella. Questa veniva guarnita con confetti rosa o bianchi in numero pari. Se nasceva un bambino, si utilizzava un nastro azzurro di raso che terminava con un fiocco. In questo caso si usavano dei confetti azzurri per guarnire.

La ricetta della Ciambella della Puerpera

La ricetta della Ciambella della Puerpera è spiegata nell’opera E’ Magnè: i mangiari negli usi dei contadini romagnoli dai racconti di Roberto Giorgetti e di sua mamma Maria Manuzzi.

Ingredienti

  • 2 kg di fiore di farina
  • 8 uova intere
  • 800 gr di zucchero
  • 400 gr di strutto
  • Buccia grattugiata di due limoni
  • 2 bicchierini di mistrà forte o anice
  • 100 gr di dose da ciambella (oppure 70 gr di cremor tartaro e 30 gr di bicarbonato di sodio)
  • 600 cl di latte

«Sulla spianatoia mettere la farina a fontana, aggiungere lo zucchero, le uova intere, lo strutto, il mistrà, la buccia grattugiata dei limoni. Amalgamare tutti gli ingredienti con le mani, quindi aggiungere la dose, il latte e continuare a lavorare fino ad ottenere un impasto liscio e morbido.

Preparare quattro pezzi di carta gialla di diverse misure, dalla più grande alla più piccola, dove versare l’impasto della ciambella dandole una forma circolare col buco nel centro. La quarta ciambella, che corrisponde alla più piccola, non deve avere il buco perché serve come coperchio.

Infornare le ciambelle per 20 minuti a 180° finché assumono un bel colore dorato. Una volta cotte, lasciarle raffreddare, quindi togliere la carta gialla e sovrapporle a piramide dalla più grande alla più piccola terminando col coperchio.» (Tratto da E’ Magnè: i mangiari negli usi dei contadini romagnoli dai racconti di Roberto Giorgetti e di sua mamma Maria Manuzzi, a cura di Daniela Bascucci, Cristina Buda, Tiziano Bugli, M. Cristina Garavini, Roberto Giorgetti, Gualtiero Montanari, Panozzo Editore, Rimini, 2002)