I cardi in umido sono una preparazione tipica della provincia di Forlì-Cesena. Il famoso gastronomo Pellegrino Artusi ha spiegato come nell’Ottocento si preparava il piatto.
I cardi in umido sono una preparazione tradizionale soprattutto della provincia di Forlì-Cesena. Questo piatto è particolarmente apprezzato nelle campagne del cesenate. Si tratta di una ricetta tipica di quelle zone e risalente a molto tempo fa. Pellegrino Artusi, noto gastronomo dell’Ottocento, ha infatti spiegato come cucinare il piatto all’interno della sua opera “La Scienza in cucina e l’arte di mangiar bene”.
La ricetta di Artusi dei cardi in umido
Nel suo storico libro “La Scienza in cucina e l’arte di mangiar bene”, Pellegrino Artusi ha raccolto un gran numero di ricette tipiche della Romagna. Il gastronomo di Forlimpopoli ha inserito alcune ricette per spiegare come cucinare i cardi in maniera corretta.
Nella ricetta n. 404 Artusi ha spiegato che «I cardoni, detti volgarmente gobbi, per la loro affinità coi carciofi, si possono cucinare come questi, se non che, dopo aver nettati bene i cardoni dai filamenti di cui è intessuta la parte esterna, si deve dar loro metà cottura in acqua salata, gettandoli subito dopo nell’acqua fresca, onde non anneriscano.» (così scriveva P. Artusi in “La Scienza in cucina e l’arte di mangiar bene”, Ricetta n. 404)
Nella ricetta n. 405 tratta da questa straordinaria opera risalente alla fine dell’Ottocento, Artusi ha anche spiegato come preparare i cardoni in umido.
«Dopo averli lessati come i precedenti, metteteli in umido con un battutino d’aglio e prezzemolo; olio, sale e pepe. Se li desiderate più grati al gusto e di più bella apparenza, copriteli di una salsa d’uovo e limone quando sono già sul vassoio. Frullate qualche uovo con agro di limone, mettete il liquido al fuoco in una cazzarolina girando il mestolo, e versatelo quando comincia a condensarsi. Se non usate la salsa conditeli almeno con un pizzico di parmigiano.» (così scriveva P. Artusi in “La Scienza in cucina e l’arte di mangiar bene”, Ricetta n. 405)