Silvio Gordini, nato a Russi nel 1849, cercò un equilibrio tra le cervellotiche decorazioni di stampo barocco e la semplicità della rappresentazione della natura.
Se il suo concittadino Felice ‘Cino’ Cantimori sceglierà di allontanarsi, seguendo la dimensione dello spazio, dalla sua Russi per inseguire la propria ispirazione artistica, Silvio Gordini decise di perseguire le sue inclinazioni percorrendo le profondità del tempo.
E così Gordini, che fu pittore, docente e direttore dell’Accademia di Belle Arti di Bologna, forse influenzato dal mestiere del padre, che era imbianchino e decoratore, divenne uno dei nomi più noti dell’artigianato emiliano-romagnolo della fine dell’Ottocento.
Un animo, quello del Gordini, che si sentiva appagato dallo stile tardo-barocco: non è un caso se una delle sue opere decorative meglio riuscite è la cupola del Santuario della Madonna della Suasia a Civitella di Romagna.
L’artista però si dedicò anche alla rappresentazione della semplicità della natura: compaiono così fiori, boschi, alberi, paesaggi, come nell’opera presentata in copertina.
L’immediatezza e la purezza del creato erano forse una ‘reazione’ all’ingarbugliata complessità delle lambiccate decorazioni barocche?
Suggerimento bibliografico: V. Andreucci, Silvio Gordini (1849-1937). Tra arte e insegnamento, Russi, Edizioni Pro Loco, 2012.