Melozzo da Forlì, gruppo di angeli, affresco, conservato presso i Musei Vaticani (Cividin/shutterstock.com)

“Fu molto studioso delle cose dell’arte, e particolarmente mise molto studio e diligenza in fare gli scorti”, secondo le parole del Vasari.

Melozzo da Forlì nacque nel 1438 nella città romagnola da cui prende il nome.

Egli fu il più significativo artista del Rinascimento in Romagna, assieme al suo allievo e concittadino Marco Palmezzano, influendo profondamente anche sull’opera di un altro forlivese, l’architetto Pace di Maso del Bombace.

La sua formazione avvenne tra Rimini, dove studiò le opere di Leon Battista Alberti e i dipinti di Piero della Francesca, Padova e Urbino.

Proprio nella città governata allora dai Montefeltro, Melozzo elaborò il proprio originale linguaggio artistico. Qui infatti perfezionò la sua peculiare visione prospettica, il “sotto in su”, che ancora oggi viene denominata “prospettiva melozziana”.

La consacrazione dell’attività artistica di Melozzo si ebbe alla corte papale: nel 1475 si recò a Roma per diventare pittore ufficiale di Papa Sisto IV.

Tra le opere più significative di questo periodo, ricordiamo il gruppo degli Angeli musicanti, affreschi che originariamente decoravano l’abside della Chiesa dei Santi Apostoli e che oggi si trovano quasi tutti presso la Pinacoteca Vaticana.

Suggestivo anche l’affresco che ritrae Sisto IV mentre nomina l’umanista Bartolomeo Sacchi, detto il Platina, prefetto della Biblioteca Vaticana.

Ancora oggi la Pinacoteca Civica di Forlì omaggia nella denominazione uno dei suoi più eminenti artisti.