
Il riminiese Marco Capizucchi, oggi non molto conosciuto, fu un protagonista della scena culturale tardo-settecentesca e ottocentesca.
Alla pagina “Neoclassicismo” del portale web dei Musei di Rimini spicca il nome di Marco Capizucchi, classe 1784.
E, già dall’opera presentata nella pagina stessa, si può comprendere come le tematiche predilette da Capizucchi fossero quelle classiche. Infatti, ai Musei di Rimini è conservata la tela raffigurante Venere e Adone, due tipiche figure dell’antichità greco-romana.
Anche l’immagine di copertina, che mostra l’esecuzione di un sacrificio per la fondazione di Rimini, presenta i tipici canoni neoclassici: un’imitazione delle opere classiche e della loro dimensione – a volte eroica, a volte bucolica – ormai irrimediabilmente perduta.
Un ulteriore esempio della produzione dell’artista strettamente legato alla Romagna è anche Concione nel foro di Rimini.
Capizucchi non lavorò solo in ambito cittadino. Sue opere, infatti, si trovano anche all’Accademia di Brera, a Milano. Qui Capizucchi vinse un concorso agli inizi dell’Ottocento con il suo olio La morte di Egisto.
Per i più curiosi la figura dell’artista può essere approfondita con l’articolo, di G. Zavatta, “1805: l’anno fortunato di Marco Capizucchi e l’elenco dei migliori quadri nelle chiese di Rimini”, in Romagna arte e storia, numero 115 / gennaio-aprile 2020, pp. 37-54.