“Testa di arabo vista di profilo”, Lodovico Bellenghi, XIX secolo, olio su tela, conservato alla Pinacoteca Comunale di Faenza (Portale PatER)

Artista eclettico, nacque a Faenza ma viaggiò molto, alla ricerca di nuovi stimoli e di tecniche innovative.

Bellenghi ebbe una vita piuttosto dinamica. Si formò a Faenza, sua città natale, sotto la guida del neoclassico Pasquale Saviotti.

Successivamente, a soli sedici anni, cominciò a frequentare l’Accademia di Belle Arti di Firenze. Nel capoluogo toscano egli aprì uno studio e da lì cominciò le sue peregrinazioni.

Da Firenze, infatti, spesso tornò a Faenza, ma altrettanto spesso partì per mete lontane ed esotiche: infatti, “viaggiò molto non soltanto in Europa, ma in Marocco, in Egitto, nel Medio Oriente e in America, ovunque lasciando qualche sua opera: fra l’altro decorò il palazzo del chedivè al Cairo e il palazzo reale ad Atene“. La citazione è tratta dalla pagina dedicata all’artista sul Dizionario Biografico degli Italiani dell’Istituto Treccani.

Un notevole esempio dell’opera di Bellenghi, che tanto spesso si dedicò anche alla ritrattistica, si trova nell’immagine di copertina.

Egli, inoltre, non fu mai domo nella ricerca artistica: sperimentò le tecniche più disparate, come “affresco, olio, encausto, pastello, pittura su stucco lucido, dal 1870 anche pittura a impasto su maiolica”.