A Corleto, piccola frazione nella periferia di Faenza, sorge un’antica pieve dedicata a Santo Stefano
La Pieve di Santo Stefano in Corleto si trova a 5-6 chilometri da Faenza, verso Forlì, posta su un piccolo altipiano. Sorge all’interno di quella che era la centuriazione romana, proprio come la pieve di San Pietro in Sylvis a Bagnacavallo.
La pieve ha origini antiche, forse VII-VIII secolo, ma la prima datazione su documenti sembra risalire all’anno 896 d.C. Date più certe sono il 1220, anno della sua distruzione in seguito alle diatribe tra Faenza e Forlì, e il 1224 anno della sua ricostruzione. Purtroppo non abbiamo molte informazioni per immaginare come fosse la chiesa in quel periodo. La struttura che ci appare oggi infatti risale alla fine del settecento in perfetto stile barocco, quando l’altare venne orientato a ovest e il tetto rialzato di alcuni metri.
La pieve ha due fiori all’occhiello: la copia di un quadro del Cisari che si trova sull’altare maggiore, realizzata intorno al 1700 da Gian Battista Campidori. L’altro è la cripta seminterrata. Risale all’XI secolo e rappresenta il secondo monumento più antico di Faenza, dopo il campanile della Chiesa di Santa Maria ad Nives. Il suo accesso è diretto dalla canonica e non è collegata alla pieve. In origine nella cripta vi si veneravano reliquie importanti e i fedeli avevano accesso tramite un ingresso che fungeva solo da entrata, e uscivano dal lato opposto al fine di non disturbare le funzioni.
Ultima particolarità della pieve è data dal ritrovamento di alcune epigrafi risalenti al periodo romano, spesso ritrovate incastonate nei muri come materiale di reimpiego.