Tessere, ori, raffigurazioni e poesia nei mosaici ravennati che ispirarono Dante
Cosa hanno in comune Sant’Apollinare in Classe, Sant’Apollinare Nuovo, il Mausoleo di Galla Placidia e la Basilia di San Vitale? Sì certo i mosaici, hanno in comune gli splendidi mosaici bizantini ma non solo. Hanno anche in comune il fatto che tali mosaici sono stati fonte di ispirazione per la stesura della Divina Commedia di Dante.
Ravenna infatti non solo ha ospitato il sommo poeta prima della sua morte e ne ha custodito gelosamente le sue reliquie, ma con i suoi mosaici bizantini l’ha ispirato. Passeggiare tra gli splendidi tesori artistici della città, ha dato a Dante spunto per alcuni dei sui canti.
Il Canto XIV del Paradiso, ad esempio, richiama esplicitamente il disco stellato e la croce gemmata di Sant’Apollinare in Classe “chè quella croce lampeggiava Cristo” (vv.97-104).
Il Canto IV del Paradiso richiama alla cristianità di San Lorenzo (“come tenne Lorenzo in su la grada…” vv.82-83) e il riferimento è alla lunetta mosaicata del Mausoleo di Galla Placidia.
Nel Paradiso Canto VI viene espressamente citato l’Imperatore Giustiniano che è raffigurato nella Basilica di San Vitale. Cosi come nel Canto XXXIII, sempre del Paradiso, Dante parla della Vergine Madre che, seduta in trono, è presente alla fine del corteo delle Vergini raffigurate sempre a San Vitale.
Anche nel Purgatorio abbiamo richiami ai mosaici ravennati. Il Canto XXIX ad esempio richiama la processione dei martiri e delle vergini che si snoda nei mosaici della navata centrale di Sant’Apollinare Nuovo.
Tutti questi riferimenti non possono non far pensare a come gli splendidi mosaici ravennati abbiano influenzato la stesura della Divina Commedia.